La Commissione europea ha chiesto all'Italia di intervenire affinché la direttiva sulla prestazione energetica nell'edilizia sia integralmente recepita nell'ordinamento nazionale. La Direttiva 2010/31/UE del 19 maggio 2010 prevede difatti l'applicazione di un quadro comune generale di una metodologia per il calcolo della prestazione energetica integrata degli edifici e delle unità immobiliari, l’applicazione di requisiti minimi alla prestazione energetica di edifici e unità immobiliari di nuova costruzione, l’applicazione di requisiti minimi alla prestazione energetica di edifici esistenti, unità immobiliari ed elementi edilizi sottoposti a ristrutturazioni importanti, di elementi edilizi che fanno parte dell’involucro dell’edificio e hanno un impatto significativo sulla prestazione energetica dell’involucro dell’edificio quando sono rinnovati o sostituiti; nonché di sistemi tecnici per l’edilizia quando sono installati, sostituiti o sono oggetto di un intervento di miglioramento; tale direttiva prevede inoltre l'attuazione di piani nazionali destinati ad aumentare il numero di edifici a energia quasi zero, di assicurare la certificazione del rendimento energetico e l’ispezione periodica degli impianti di riscaldamento e condizionamento d’aria negli edifici.
La direttiva impone inoltre agli Stati membri di provvedere a che dal 2021 tutti i nuovi edifici siano del tipo "a energia quasi zero", e doveva essere recepita entro il 9 luglio 2012. L’Italia ha già ricevuto un parere motivato per non aver adottato alcuna misura volta a recepire la direttiva nel gennaio del 2013. Nel frattempo sono state adottate alcune misure di recepimento ma alcune disposizioni della direttiva continuano a non essere recepite.
Se l'Italia non ottempererà all'obbligo giuridico di recepire integralmente tale direttiva la Commissione potrà decidere di adire al riguardo la Corte di giustizia e di chiedere altresì l'imposizione di sanzioni pecuniarie. Allo stato, la maggior parte degli Stati membri ha ormai assolto l'obbligo di recepimento e i soli procedimenti di infrazione ancora in sospeso riguardano, oltre l'Italia, l’Austria, i Paesi Bassi, la Repubblica ceca e la Polonia.