Nulla di celebrativo - tantomeno di autocelebrativo - nella ricorrenza del Centenario della istituzione dell’Ordine degli Architetti, che rappresenta, piuttosto, un momento molto significativo per riflettere sul nuovo ruolo che gli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori devono svolgere nella fase di transizione che è in atto nella nostra società. Siamo ancora legati ad un modello ancorato all’idea fondativa del sistema ordinistico che va però oggi rinnovato per rendendolo più aderente alle mutate condizioni ed ai progressivi cambiamenti che rendono la nostra professione ancora più necessaria ed importante.
La nostra missione è quella di costruire una identità comune che vada oltre l’idea di Ordine, fondata su principi guida che siano un comune denominatore attraverso i quali si amplifichi il nostro ruolo sociale. Ecco perché proprio in questo anno va costruito un “Manifesto dei principi fondativi della nostra professione” nel quadro dei valori etici che devono essere la guida nell’esercizio della nostra professione. Aperto, dunque, a quei soggetti che, insieme a noi, contribuiscono, ciascuno con le proprie capacità a realizzare quelle trasformazioni di città e territori - di cui noi siamo gli artefici attraverso l’ideazione e la realizzazione del Progetto - ma che necessitano anche di altre competenze.
La fase eccezionale che stiamo vivendo, ricca di potenzialità ma anche di profonde contraddizioni, in cui hanno avuto un ruolo determinante le crisi che si sono succedute negli ultimi anni, si presenta anche come una grande sfida che non possiamo disconoscere, a cominciare da quella del PNRR che assume un grande valore strategico in grado di proiettare il nostro Paese nel futuro. Dobbiamo avere il coraggio di affrontarla e vincerla, tutti insieme con un impegno che deve essere corale. Il nostro compito è quello di essere protagonisti rispetto ai grandi temi della transizione digitale, di quella energetica ed ecologica.
Va ricostruito il rapporto tra il mondo della libera professione con la società, la politica ed il mondo dell’imprenditoria in cui è indispensabile avviare un processo innovativo di Riforma delle Professioni mettendo in campo tutto il nostro potenziale di capacità e di visioni del prossimo futuro.
Siamo, e lo diventeremo sempre più, una presenza attiva in grado di dare un contributo politico e culturale ai problemi specifici e generali dell’intero Paese e lo faremo forti del nostro radicamento nel territorio attraverso la rete dei nostri Ordini Provinciali. Dobbiamo liberarci, però, di alcuni limiti e retaggi del passato. Primo fra tutti l’eccessivo individualismo che ha sempre rappresentato un limite oggettivo della nostra professione.
La forte consapevolezza di essere una comunità può rappresentare un valore aggiunto non indifferente per il raggiungimento degli obiettivi se sapremo essere centrali nei processi di partecipazione ed in grado di svolgere un ruolo attivo nelle sedi decisionali.
Quel ruolo attivo e da protagonisti che, tenuto conto delle nostre peculiarità e della nostra capacità, possa essere in grado di offrire una visione ed interpretare i nuovi bisogni emergenti.
Il mondo delle professioni ha da svolgere nuovi ed inediti compiti e dovrà avere l’autorevolezza di parlare all’insieme della società attraverso le sue competenze, quelle competenze che hanno come principale riferimento l’interesse pubblico e che costituiscono la dimensione etica del nostro lavoro.
Il nostro futuro è, dunque, nell’essere una comunità che coniuga i saperi con i principi etici, cioè essere parte di un processo di costruzione di una società migliore.
Francesco Miceli
Presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti PPC