"L'impegno degli architetti italiani è quella di testimoniare da luoghi difficili e particolari - quale è Lampedusa - la responsabilità nuova che la professione si assume nell'individuare quelle che sono le priorità verso i cittadini perché l'architettura sia davvero per tutti ed al servizio della collettività nel senso più alto e nobile del termine. Il Paese deve diventare più civile non attraverso "emendamenti" ma attraverso "riforme". Fatti come Expo e Mose non accadono solo per colpa della politica perché nessuno può dirsi innocente ed anche noi forse non abbiamo fatto tutto ciò che era necessario fare".
Lo ha detto Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in occasione della ''Festa dell'Architetto'' in corso di svolgimento a Lampedusa.
"Lampedusa è per certi versi il paradigma dell'Italia: luogo bellissimo, ma pieno di contraddizioni e problemi non risolti. Ma è anche luogo da dove può partire il vero riscatto del Paese se ciascuno e tutti sapranno assumersi le proprie responsabilità e mettere le rispettive capacità al servizio del cambiamento".
"Nuova legge urbanistica, con ampio spazio dedicato alla rigenerazione urbana e nuovi compiti assegnati alle città metropolitane; riforma del codice degli appalti; semplificazione normativa sono solo alcuni dei temi su cui sono impegnati sin da subito gli architetti italiani con proposte concrete, mettendo al centro la capacità e il merito".
"Non da ultimo - conclude Freyrie - vi è il tema dei 500 mila edifici abusivi censiti in Italia. Serve affrontare questo tema per individuare le più idonee soluzioni per il territorio e per i cittadini. Guai però a parlare di condono".
Lampedusa, 13 giugno 2014