Il Sole 24Ore
29 maggio 2016
Gabriele Neri
Per essere coerenti con il titolo della Biennale 2016 – Reporting from the Front – il tour dei padiglioni nazionali dovrebbe cominciare ai bordi della Laguna, lontano dalla folla, alla Giudecca. Il Portogallo, frontiera occidentale dell’Europa, ha infatti deciso di mettersi in mostra dentro al cantiere delle case popolari disegnate da Álvaro Siza negli anni Ottanta – e mai finite – a Campo di Marte, accanto a quelle di Aldo Rossi, riuscendo nel miracolo di far ripartire i lavori fermi dal 2010. I 19 appartamenti incompiuti saranno pronti tra qualche mese. Coincidenza? Forse, ma in questa Biennale eticamente corretta sembra una favola a lieto fine, celebrata il giorno dell’inaugurazione da una grande tavolata nella calle con il Leone d’oro portoghese, gli abitanti del quartiere, vino e frittelle.
Qualcosa di concreto e duraturo vorrebbe portarlo anche il Padiglione Italia, alle Tese delle Vergini, dove il gruppo TAMassociati presenta Taking Care. Progettare per il bene comune. I curatori hanno invitato cinque team di architetti, accoppiati ad altrettante associazioni, a proporre delle piccole architetture mobili in grado di attivare circoli virtuosi in zone difficili.
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