Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
1 settembre 2015
Mauro Salerno
Dopo la teoria, la pratica. A due anni dal viaggio sui "fondamentali" (per alcuni molto teorico) proposto dal guru olandese Rem Koolhaas, la Biennale di Venezia prova a tornare sulla terra tentando di raccontare come l'architettura è capace di dare risposte concrete alle nuove esigenze di abitabilità. Non solo esperienze di design dunque, ma soluzioni con un carattere sociale. È quello che ci si può aspettare dalla nomina di Alejandro Aravena, architetto cileno classe 1967, alla direzione delle Biennale che avrà luogo con la nuova formula extralarge (inaugurata proprio da Koolhaas ) dal 28 maggio al 27 novembre 2016.
La prossima mostra si intitolerà «Reporting from the front». «Ci sono ancora molte battaglie da vincere e molte frontiere che occorre ancora espandere - ha detto Aravena - per poter migliorare la qualità dell'ambiente edificato e, di conseguenza, la qualità di vita delle persone. E vorremmo imparare da quelle architetture che, nonostante la scarsità di mezzi, esaltano ciò che è disponibile, invece di protestare per ciò che manca».
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Aravena scelta azzeccata: la «star» delle case sociali porta aria nuova in Biennale
Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
1 settembre 2015
Luigi Prestinenza Puglisi
Il tema della prossima biennale sarà il sociale. In questo periodo moralista, consapevole e autoflagellatorio non potrebbe essere altro e Aravena lo affronterà con ampiezza di vedute e la sicurezza di chi in questo campo opera da diversi anni
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Architettura: sarà la Biennale degli inquilini
Corriere della Sera
1 settembre 2015
Pierluigi Panza
Te la do io l’archistar! Il vero architetto è l’inquilino. Il progettista, al massimo, può realizzare metà della casa; l’altra metà, il focolare, la costruisce chi sta dentro. È la risposta che Alejandro Aravena, direttore della 15ma Biennale di architettura che si svolgerà a Venezia nel 2016, dà al problema abitativo. Il problema di un mondo che ha superato i sette miliardi di abitanti con più del 50% concentrati nelle città.
Dunque basta esibizioni formali, basta sistema della moda. L’architettura è una missione e l’architetto è uno che non si deve far vedere. «L’architettura è uno specchio, riflette lo stato delle cose, ma è anche un cappotto, che ci deve far stare bene senza sapere di averlo addosso. Credo che l’architettura delle archistar non volesse scomparire, bensì essere vista». Aravena — bel 48enne cileno, ciuffo da calciatore, parlata spigliata —, protagonista nella costruzione di architetture sociali, sposta il timone lontano dal demi-monde.
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