Il Sole 24 Ore
13 gennaio 2015
Giorgio Santilli
È partita l’accelerazione tanto attesa per gli investimenti nella difesa del suolo. Dei 2,3 miliardi disponibili a vario titolo per il dissesto idrogeologico da vecchi piani e nuovi stanziamenti (e non di rado attribuiti a progetti bloccati) nel periodo maggio-dicembre 2014 sono stati appaltati o attivati (cioè assegnati o banditi) lavori per 700 milioni. Il monitoraggio svolto dall’unità di missione di Palazzo Chigi guidata da Erasmo D’Angelis e Mauro Grassi, fotografa al momento 429 progetti per 647 milioni ma al termine del conteggio si pensa di arrivare appunto a sfiorare i 700 milioni. (...)
Contemporaneamente l’unità di missione di Palazzo Chigi ha raccolto, insieme al ministero dell’Ambiente, le proposte regionali per i due piani (aggiuntivi) in corso di messa a punto: il piano nazionale settennale 2014-2020 della difesa del suolo che punta a partire con risorse per 7-9 miliardi e il piano stralcio destinato alle aree metropolitane. Per il piano nazionale le proposte giunte a Roma dalle Regioni ammontano a una spesa di 16.357 milioni, di cui 875 milioni con progettazione esecutiva e 2.029 milioni con progettazione definitiva. Ci sono quindi circa 2,9 miliardi cantierabili in tempi relativamente brevi quando il piano avrà il via libera.
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La direzione è quella giusta ma si tengano i piedi per terra
Eppur si muove. I dati positivi sui lavori di difesa del suolo appaltati o attivati nella seconda metà del 2014 non devono indurre a facili (e controproducenti) trionfalismi, ma non c’è dubbio che segnano un passaggio importante nella battaglia contro il dissesto idrogeologico. Dopo anni di blocco, paralisi, denunce, retorica politica, annunci rimasti sulla carta, parole a vagonate e tragedie crescenti, si sta passando all’azione con fatti i primi fatti concreti. Ancora non è detto che tutto quello che viene appaltato si traduca immediatamente in cantieri rapidi, ma la strada dopo anni di blocco sembra finalmente quella giusta.
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