A margine del G7, focus a Fasano, su “Design for Peace”, il progetto ideato e realizzato dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC) e dall’Ordine degli Architetti PPC di Roma e provincia (OAR) e che ha fornito un contributo concreto a professionisti e studenti ucraini rifugiati in Italia a seguito dell’invasione russa e che sono intervenuti, assieme a colleghi italiani, con concreti progetti di ricostruzione in specifiche aree di quel Paese.

“Design for Peace”, non a caso sarà illustrato proprio nei giorni in cui i temi della guerra, ma soprattutto della pace e della ricostruzione, saranno al centro del vertice mondiale del G7Previste una Mostra, ospitata dal 9 al 24 giugno presso il CIAIA Lab – Laboratorio urbano nell’ex Convento dei Minori Osservanti di Fasano e, nella stessa sede, il 14 giugno (ore 18,oo-20,00) il convegno “Design for Peace. La Comunità degli Architetti per la Pace, l’Accoglienza e la Ricostruzione”.  Tra le altre iniziative il concerto inaugurale della Confraternita de' Musici (9 giugno, ore 20,30).

Per il Presidente del CNAPPC, Massimo Crusi, “Design for Peace dimostra che l’Architettura in quanto progettazione e costruzione si oppone per definizione alla guerra e reagisce alla violenza dei conflitti proprio progettando e realizzando, sin da subito, laddove è possibile, luoghi dove scorra la vita. Continuando a produrre il bello mette in atto la sua azione di “resistenza” alle barbarie tra i popoli. L’auspicio è che questo progetto possa diventare non solo un modello da replicare, adattandolo alle varie realtà venendo incontro alle necessità di altri Paesi dove sono purtroppo in atto guerre e conflitti, ma che trovi spazio nel disegno di cooperazione economica del nostro Paese”.

“Si tratta di un progetto pilota - ha sottolineato Marcello Rossi, responsabile del Dipartimento Internazionalizzazione, Cooperazione internazionale ed Esportazione del Lavoro del CNAPPC - per veicolare il fondamentale contributo della professione di architetto nelle purtroppo tante aree di crisi nel mondo. L’essenza stessa della missione della nostra professione è quella di generare relazioni umane attraverso la qualità dello spazio costruito, e ciò dimostra come quella di architetto sia naturalmente una professione di forte impegno sociale. Progetti come “Design for Peace” possono rappresentare un piccolo ma significativo segno di pace tanto più importante in questo drammatico momento storico nel quale è in corso un cruciale riassestamento degli equilibri internazionale”.

Per il Presidente dell’OAR, Alessandro Panci, è necessario “guardare oltre la guerra e sollecitare le sensibilità politiche, ma anche incoraggiare il confronto tra i professionisti, che sempre più devono agire come una comunità, coesi”. Con il progetto Design for Peace, ha aggiunto Panci, gli architetti italiani “hanno utilizzato la propria professionalità per aiutare i colleghi ucraini non solo a riedificare, ma anche a pensare luoghi ove incontrarsi, socializzare, superare questo tragico momento. Noi architetti dovremo essere presenti affinché i nuovi spazi di vita inviino un messaggio di pace e aiutino le necessarie attività di ricostruzione”.

“Gli architetti, per il loro status, inevitabilmente devono guardare alla ricostruzione”, ha osservato Paolo Anzuini, consigliere OAR e referente del percorso formativo ‘Innovazione’, aggiungendo: “Questo progetto è stato importante anche per la dignità professionale di architetti e architette che magari erano sì nelle condizioni di poter lavorare, ma non nell’ambito della loro specifica professionalità. Oggi, anche grazie all’assegnazione di borse di studio per giovani profughi ucraini ospitati negli studi di architettura italiani, possiamo dirci soddisfatti di quanto avvenuto e anche immaginare di dare un futuro, anche rispetto ad altri paesi in guerra, al progetto”.

Nucleo centrale di “Design for Peace” è stata proprio la realizzazione di workshop sulla ricostruzione caratterizzati dalla collaborazione tra realtà professionali italiane e giovani rifugiati grazie al finanziamento di borse di studio messe a disposizione dal Dipartimento per le Politiche Giovanili e il Servizio Civile Universale della Presidenza del Consiglio dei Ministri.  Un comune lavoro, al quale ha collaborato l’Ambasciata d’Ucraina in Italia che ha individuato molte delle aree distrutte dal conflitto sulle quali intervenire.

Gli interventi di ricostruzione riguardano il Polo dello sport, l’Università pedagogica nazionale e la Facoltà di Economia di Karkhiv, il parco urbano multifunzionale di Mykolayiv e la scuola comunale di Korosten. Sono stati elaborati da Nadia Bashtannik, Ivanna Gaidarzhy, Olena Hordynska, Iryna Orekhva e Anastasiia Zamryka che sono state coadiuvate da altrettanti studi di progettazione italiani che le hanno ospitate: Chiara Prando (ABC PLUS di Verona), Francesco Meduso (Altereco di Rutigliano – Bari), Nadia Peruggi (Di Girolamo Engineering di Napoli), Piera Scarano e Ilaria Gasparini (Gasparini Associati di Reggio Emilia), Chiara Sturiale (NEXT Urban Solutions di Roma).

Roma, 8 giugno 2024

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