Un aumento delle adesioni, a partire dai territori coinvolti che da 33 della precedente edizione diventano 45; oltre 100 le classi per bambini e ragazzi dai 3 ai 18 anni, appartenenti a più di 70 istituti scolastici; 90 tutor: sono i numeri della seconda edizione del progetto “Abitare il Paese – La cultura della domanda. Bambini e ragazzi per un progetto di futuro prossimo" che il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti, Conservatori (CNAPPC) - insieme agli Ordini territoriali – e la Fondazione Reggio Children-Centro Loris Malaguzzi stanno portando a termine e che ha coinvolto complessivamente oltre tremila studenti.
Il Progetto - che ha il fine di elaborare la città del futuro - non si è fermato nonostante l’emergenza epidemiologica e la chiusura delle scuole, ma si è arricchito, attraverso la didattica a distanza, di nuovi contenuti, considerato che Covid19 impone necessariamente un ripensamento delle nostre città in termini di sicurezza, scambi sociali, condivisione degli spazi pubblici in una quotidianità profondamente mutata e che bambini e ragazzi hanno vissuto, e stanno vivendo, in prima persona.
“Il tema scuola - sottolinea Giuseppe Cappochin - Presidente del Consiglio Nazionale - sta diventando sempre più di stretta attualità, anche tenendo conto delle criticità connesse con la riapertura di settembre; dalla scuola possono nascere significativi stimoli per la costruzione di un futuro sostenibile e proiettato al miglioramento della vita delle persone. Un futuro che impone la realizzazione di città - e di spazi pubblici - a misura d’uomo compatibili con la tutela dell’ambiente, con lo sviluppo, la crescita e con la sicurezza, ora più che mai, anche dal punto di vista sanitario: da qui l’esigenza sempre più marcata di un’architettura di qualità, capace di migliorare la vita delle persone e di una nuova alleanza tra architettura e pedagogia”.
“Il progetto ‘Abitare il Paese’, che ha una forte declinazione di ricerca - commenta Carla Rinaldi, presidente di Fondazione Reggio Children – ha consentito di focalizzare alcuni punti prima dell’emergenza, durante e dopo, evidenziando il compito fondamentale di scuola e architettura. Dalle testimonianze di bambini e ragazzi emerge in particolare il ruolo strutturante del quartiere come comunità educante primaria e di riferimento. Un contesto permeabile dalle azioni, dai segni e dai vissuti dei ragazzi. Non una pagina bianca, ma luogo di nuove interpretazioni. Un punto di partenza dopo l’emergenza in grado di restituire, non solo ai bambini e ai ragazzi, il senso di appartenenza, che il lock-down può avere oscurato, e dove esercitare insieme il diritto di cittadinanza”.
Alcuni dei focus emersi nel corso della seconda edizione di “Abitare il Paese – La cultura della domanda. Bambini e ragazzi per un progetto di futuro prossimo" riguardano “La città come spazio di apprendimento”, “Il quartiere educante”, “Il ruolo dell’architetto in ambito educativo”.
Prima della pandemia le attività si sono svolte in presenza. Le azioni territoriali hanno portato gli studenti a non limitare le attività all'ambito delle mura scolastiche: alcuni percorsi progettuali hanno infatti previsto visite sul territorio, dai musei alle piazze, dalle zone rurali ai centri storici, dal greto di fiumi ai porti delle città di mare. Così le possibilità di esplorazione, ricerca, scoperta e approfondimento, si sono intrecciate e moltiplicate, offrendo a bambini e ragazzi strumenti utili per interpretare la realtà che li circonda.
E’ poi emersa la centralità del quartiere come microcosmo che bambini e ragazzi identificano come primaria forma di vita identitaria e sociale: è spesso a portata di bicicletta, più semplice e vicina rispetto al centro città, circonda e riunisce gli amici, la famiglia, la scuola e lo sport. Il quartiere si fa così educante e cornice di senso, spazio affascinante e ricco di funzioni e memorie: da attività commerciali e servizi che ne scandiscono la geografia, ai racconti dei nonni che li espandono nel tempo e nello spazio. Un luogo in cui emerge la forza della collettività, che in esso si ritrova e si rigenera costantemente. Quasi una città nella città, il quartiere spesso rappresenta l’ambiente di vita, determina il romanzo di formazione dei suoi più giovani abitanti che qui consolidano, sperimentano e costruiscono primi sentimenti di appartenenza e di senso dell'essere comunità.
Gli architetti che hanno aderito al progetto hanno coordinato le attività nel ruolo di tutor, attivatori delle esperienze territoriali e delle sensibilità individuali e di gruppo. La visione progettuale, l'allenamento all'ascolto, la profonda conoscenza delle città hanno reso la loro presenza fonte di nuove opportunità e dato preziosi contributi al percorso scolastico. Tutto ciò può aprire una riflessione sull’importanza di collaborazioni tra mondo della scuola e professionalità di un settore specifico, contribuendo al percorso degli studenti nell’essere cittadini consapevoli e responsabili.