Quando: 16 Ottobre 2024 19:00 - 22:00

La fragilità fa parte della vita; anche l’Architettura, come qualsiasi organismo vivente, è un dispositivo che ha una sua aspettativa di vita: accetta la propria fragilità mostrandosi sempre disponibile a subire alterazioni, modificazioni, amputazioni impresse nel tempo da necessità non previste. L’architettura non raggiunge mai un assetto definitivo, non si preoccupa di preservare la propria integrità; in realtà sfugge ai principi di persistenza. Negli anni ho imparato ad accettare anche gli effetti, talvolta devastanti, della storia sulla città edificata e a sospendere il giudizio sulle stratificazioni sedimentate, includendole spesso nel progetto di attivazione di nuovi cicli di vita.”
Maria Giuseppina Cannizzo è Architetto di poche, gentili parole; autrice di un ristretto numero di realizzazioni nella terra dove ha scelto di vivere ed operare, la Sicilia, e di installazioni, in Italia e all’estero, che hanno sempre lasciato un segno.
Insomma, una pacifica rivoluzionaria che con le sue sorprendenti architetture ribalta i paradigmi sull’autorialità esasperata, aprendo lo sguardo alla realtà delle piccole cose del quotidiano e ribaltando il luogo comune della perfezione.
La sua è un’Architettura terapeutica, cura il paesaggio senza stravolgerne l’ossatura e le concrezioni dell’uso nel tempo, partendo da un principio di pietas verso le cose di cui vuole preservare l’autenticità recuperandone complessità e contraddizioni.
Tutta la sua opera è un elogio dell’Architettura come mestiere severo e al tempo salvifico, una lezione di poetica concretezza che taglia corto ogni presunzione di formalismo e di ideologia.

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