Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
31 marzo 2017
Giuseppe Latour

 

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Le notizie che arrivano dalla commissione parlano di un testo definito e in fase di approvazione finale. L'obiettivo è attivare un percorso lento ma di crescita costante per la Pa, partendo da un presupposto: non è pensabile una fuga in avanti con un obbligo generalizzato che scatti da subito. Il primo step, stando alle bozze, riguarderà le grandi opere sopra i 100 milioni e partirà nel giro di due anni. La seconda fase sarà relativa al triennio 2019-2021. In questo arco di tempo gli obblighi si allargheranno anche ad altri soggetti, poco per volta. Seguendo, però, un criterio legato alla complessità delle opere e non al loro valore: l'obbligo di usare il Bim, cioè, ci sarà solo per le costruzioni strategiche, con particolari standard di sicurezza, con un alto affollamento di persone ad utilizzarle. Per gli edifici più semplici il Bim non sarà mai obbligatorio. 

Ora che la pubblicazione sembra dietro l'angolo, però, il pressing degli operatori, sia pubblici che privati, è aumentato in maniera esponenziale: su alcuni punti ci sono visioni contrastanti. Un'attenzione crescente che ha convinto il ministro Graziano Delrio ad utilizzare la massima cautela. L'introduzione del Bim nel mercato degli appalti pubblici è, infatti, una battaglia che il Mit ha abbracciato già in fase di scrittura della legge delega.

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