linkiesta.it
31 gennaio 2017
Fabrizio Patti

 

Non bastavano i tagli di risorse agli enti locali e una crisi del settore delle costruzioni che ha già bruciato 600mila posti di lavoro. Ad affossare gli investimenti pubblici lo scorso anno hanno contribuito anche le lentezze e la confusione che hanno accompagnato l’introduzione del nuovo Codice degli appalti. Lo strumento che era stato prima invocato e poi salutato come un mezzo non solo di semplificazione ma soprattutto di argine agli affidamenti diretti, fonti di contenzioni, di varianti in corso d‘opera e di corruzione, ha dovuto fare i conti con procedure ancora farraginose e una selva di indicazioni di “soft law” concomitanti che hanno spaventato gli amministratori locali.

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La critica, tuttavia, non è condivisa allo stesso modo dagli altri soggetti. Il “tavolo della filiera”, che vedeva a confronto costruttori e professionisti, è saltato lo scorso autunno. Troppo forti le divergenze in particolare con il Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori. L’ordine chiede piuttosto più rigore: rendere obbligatorie le regole per calcolare gli importi a base di gara; prevedere l’obbligo, in caso di concorso di idee, di assegnare la progettazione esecutiva al vincitore; e non fare deroghe sulla soglia per le gare con offerta economicamente più vantaggiosa. «Noi vogliamo che la discrezionalità negli appalti sia nulla - dice il vicepresidente del Consiglio degli architetti, Rino La Mendola -. Pensiamo che a fronte di un appalto di lavori pubblici ci debba essere un progetto esecutivo. Abbiamo già visto il fallimento di una scorciatoia come l”appalto integrato” (quello in cui è l’azienda che costruirà l’opera a scegliere il progettista, ndr) previsto dal vecchio codice». E l’allungamento dei tempi, che per un amministratore come Vincenzo De Luca, oggi presidente della Regione Campania, porta a due anni il periodo per completare anche opere semplici? «Noi riteniamo che, se c’è un allungamento dei tempi iniziale, si riduca però il tempo che si perde per i contenziosi e il rischio delle incompiute».

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