la Repubblica 
27 novembre 2015
Simone Mosca

 

L’istantanea più efficace di una tipica vista italiana è un disegno, una caricatura, praticamente una grande vignetta che Saul Steinberg lasciò alla Triennale per decorare negli anni ‘50 il labirinto per bambini. In mezzo c’è la piazza di un belvedere con una statua equestre che regge un tricolore. Intorno, una città bella e disordinata, stratificazione di architetture e paesaggi. Un luogo verosimile ma immaginario che si estende lungo l’orizzonte, con i suoi campanili antichi, le sue facciate barocche, i grattacieli d’autore, le case basse, i casermoni di periferia ammassati in un bosco a ridosso di una collina. Riassume l’effetto complicato di “Comunità Italia. Architettura, città e paesaggio dal dopoguerra al Duemila” la mostra con cui la Triennale, in vista dell’Esposizione Internazionale d’Architettura del 2016, tenta un’indagine sui tratti distintivi della recente cultura del progetto. (...)

 

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