La Stampa - lastampa.it
10 settembre 2015
Walter Passerini
Settembre, andiamo, è tempo di migrare. Non si tratta di rifugiati né di profughi, ma del popolo dei test, che ha avviato la sua stagionale transumanza alla ricerca di un posto e di un sogno. Decine di migliaia di ragazzi sono impegnati nella lotteria delle facoltà a numero programmato o dei numeri chiusi di ateneo e cercano di destreggiarsi tra gli oltre 4500 corsi di laurea di primo e secondo livello o a ciclo unico. Trionfano i consigli dell’acqua calda: scegliete ingegneria; no, economia; iscrivetevi a giurisprudenza; meglio le lauree sanitarie.
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Redditi in calo
Abbiamo un terzo degli architetti di tutti i Paesi europei, quattro volte gli architetti inglesi. Abbiamo oltre 333 avvocati ogni 100mila abitanti, la Francia ne ha 75. In Italia per ogni magistrato ci sono 27 avvocati, in Francia 7, nel Regno Unito 3. Si può capire perché ci sono 6 milioni di processi civili pendenti. Ma non è tutto. A rincarare la dose interviene il fenomeno del calo dei redditi. Gli avvocati dichiarano un reddito medio sotto i 50mila euro. Ma ci sono anche i proletari dell’avvocatura: 56 mila legali, giovani under 40, che non arrivano a guadagnare 10.300 euro l’anno. Per non parlare di praticanti e tirocinanti, che lavorano 12-14 ore al giorno per 200-300 euro al mese, quando non del tutto gratuitamente. Tutto questo non significa che abbiamo troppi laureati: siamo al 20% negli under 35 contro una media europea del 40%.
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“Un lavoro in team. Ora il progettista diventa imprenditore”
La Stampa
10 settembre 2015
Giacomo Galeazzi
Gli architetti snocciolano cifre negative come grani di un rosario. All’ordine i professionisti di lungo corso elencano le zone oscure di un lavoro in grave crisi . E cioè start up in affanno, finte partite Iva, difficoltà a farsi pagare e a ottenere prestiti, carenza di inquadramenti persino negli studi di alto rango. Poi, però, i ragazzi inseguono ancora il loro. Ai test per 7802 posti nei corsi universitari accorrono in 10.994 e il presidente del Consiglio degli architetti, Leopoldo Freyrie, non ha timore di ammettere che «i posti sono ancora troppi».
In Italia gli architetti restano la 5° categoria professionale per numero di iscritti (sono 153 mila) dopo medici, infermieri, ingegneri e avvocati. Eppure il passaggio dai libri alla realtà del mestiere è brusco. Il 60% vanta crediti nei confronti della clientela privata, il 34% della pubblica amministrazione. Un ammontare pari al 28% del volume d’affari annuo. «Senza ottimismo non si può progettare: oggi è complicato, ma le strade si trovano», spiega Valeria Bottelli, dal 2013 presidente dell’ordine degli architetti della provincia di Milano. Il «made in Italy» è un brand che compensa la flessione interna del mattone con sbocchi sempre più internazionali. Nel settore la globalizzazione è risorsa, non minaccia. L’aura di nobile decaduta, quindi, non è una condanna definitiva.
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