Corriere Economia
27 aprile 2015
Isidoro Trovato
Scandali, arresti e corruzioni hanno (di nuovo) portato alla ribalta della cronaca italiana il tema degli appalti delle opere pubbliche. Un tema affrontato mille volte, al punto che l’ultimo Codice degli appalti risale al 2006, ma si tratta di un testo con 257 articoli e un regolamento con più di 359 allegati. Un mare magnum che non ha scoraggiato sprechi, varianti, ricorsi, infiltrazioni mafiose.
Sistema fragile
Basta fare un esempio per capire come funziona attualmente il meccanismo: l’amministratore pubblico decide di costruire una scuola. La programmazione tecnica ed economica si riduce a due foglietti approvati dal consiglio comunale mentre la documentazione burocratica produce una inverosimile mole di carte. «Non si fa alcun dibattito pubblico per verificare se la scuola serve o se è nel luogo adatto — afferma Leopoldo Freyrie, presidente degli architetti italiani —. Il progetto preliminare viene in genere fatto internamente, senza gare, da un tecnico che può non aver mai progettato una scuola né un’opera di tale dimensione. Sulla base del progetto preliminare e del relativo preventivo di costo si dà il via all’appalto. Ma sempre senza un programma economico-finanziario, senza un piano dei costi futuri di gestione e manutenzione. A questo punto, con una procedura molto complicata, il comune fa la gara per il progetto definitivo al ribasso di costi e tempi».
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