DIRE
13 gennaio 2015

 

"Ci auguriamo che il nuovo Codice degli appalti eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno - tipicamente italiano - delle opere pubbliche incompiute. La strada da percorrere è quella del ricorso alle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualità, della condivisione dei progetti con le comunità, di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialità economiche e le risorse disponibili. Tutto ciò potrà evitare scelte che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale".

Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli Architetti, partecipando al convegno 'Opere incompiute: quale futuro?' oggi a Roma, alla Città dello sport (Vele di Calatrava) di Tor Vergata.

"Ora serve aprire una stagione nuova, una stagione di interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo quello della riduzione progressiva del suolo consumato- prosegue l'architetto- per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute - a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti - sta nel loro riuso e nella loro trasformazione".

Un esempio, conclude Freyrie, “è sotto gli occhi di tutti: il recente progetto di trasformazione in area green e in una piazza del viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario a Roma, uno degli interventi proposti dal gruppo di giovani architetti 'G124' di Renzo Piano per rammendare le periferie delle nostre città”.

 

Il comunicato nel lancio dell’Agenzia Omniroma:

Infrastrutture: evitare incompiute con nuovo Codice appalti

"Ci auguriamo che il nuovo Codice degli appalti eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno - tipicamente italiano - delle opere pubbliche incompiute. La strada da percorrere è quella del ricorso alle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualità; della condivisione dei progetti con le comunità; di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialità economiche e le risorse disponibili. Tutto ciò potrà evitare scelte che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale". Così, in una nota, Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori, in occasione del convegno di studi "Opere incompiute: quale futuro?", organizzato dal Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, da Itaca, dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome.

"Ora - prosegue - serve aprire una stagione nuova, una stagione di interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo quello della riduzione progressiva del suolo consumato, per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute - a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti - sta nel loro riuso e nella loro trasformazione".

"Un esempio è sotto gli occhi di tutti - conclude Freyrie - il recente progetto di trasformazione in area green e in una piazza del viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario a Roma, uno degli interventi proposti dal gruppo di giovani architetti 'G124' di Renzo Piano per rammendare le periferie delle nostre città".

 

Il comunicato nel lancio dell’Agenzia ANSA:

Appalti: architetti, con nuovo Codice stop opere incompiute. Freyrie, obiettivo sia riuso e trasformazione fabbricati

Il nuovo Codice degli appalti "eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno, tipicamente italiano, delle opere pubbliche incompiute". Ad invocare una "stagione nuova" nel campo delle infrastrutture e'
Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, in occasione del convegno “Opere incompiute: quale futuro?”, organizzato dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, da Itaca e dalla Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome. La strada da percorrere, spiega, e' quella del "ricorso alle procedure concorsuali, le sole che possono garantire architetture di qualita', della condivisione dei progetti con le comunita', di una seria programmazione che metta a sistema le potenzialita' economiche e le risorse disponibili. Tutto cio' potra' evitare scelte che scelte politiche sbagliate, troppo spesso dettate dai favoritismi, provochino ritardi e contenziosi, accrescendo sprechi di risorse sul piano ambientale, economico e sociale?, aggiunge. All'orizzonte, il numero uno degli architetti auspica vi sia "una stagione di interventi di qualita', selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo quello della riduzione progressiva del suolo consumato, per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute, a meno che non siano cosi' importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti, sta nel loro riuso e nella loro trasformazione, conclude Freyrie. 

 

 

Opere incompiute, nel Lazio è record. “Ma ora per le Vele di Calatrava avanti tutta”

la Repubblica - Roma
14 gennaio 2015
Paolo Boccacci

 

Dalle Vele di Calatrava alla Nuvola di Fuksas, fino alle Torri dell’ex Ministero delle Finanze all’Eur. (…) È il Lazio che detiene il record di opere incompiute d’Italia con 82 progetti, di cui 21 mai iniziati, su 693 partiti e abbandonati in Italia. A lanciare l’allarme il viceministro alle Infrastrutture e ai Trasporti, Riccardo Nencini. E lo scenario è un convegno che si tiene all’università di Tor Vergata.

(...)

In ultimo parla Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti. Mi auguro» afferma «che il nuovo codice degli appalti eviti gli errori che hanno consentito lo svilupparsi del fenomeno - tipicamente italiano - delle opere pubbliche incompiute. Il loro destino sta nel riuso e nella trasformazione». Un esempio, conclude Freyre, «è sotto gli occhi di tutti: il recente progetto di trasformazione in area green e in una piazza del viadotto dei Presidenti al Nuovo Salario, uno degli interventi proposti dal gruppo di giovani architetti “G124” di Renzo Piano per rammendare le periferie delle nostre città».

  

 

Gli architetti: contro le incompiute serve la selezione nei concorsi

Il Sole 24 Ore
14 gennaio 2015

  

Il nuovo Codice degli appalti deve avere tra gli elementi-base i concorsi, che possono garantire architetture di qualità ed evitare lo spreco delle opere incompiute. L’appello è stato lanciato da Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, durante il convegno su «Opere incompiute: quale futuro?», organizzato dal ministero delle Infrastrutture, Itaca, Conferenza delle Regioni e delle Province autonome. «Serve aprire - ha detto Freyrie - una stagione di interventi di qualità, selezionati attraverso concorsi di progettazione e che abbiamo come obiettivo la riduzione progressiva del suolo consumato, per arrivare a zero nei prossimi trenta anni. Il destino delle opere incompiute - a meno che non siano così importanti da dover essere concluse o degli eco-mostri da dover essere abbattuti - sta nel riuso e nella trasformazione».

 

Incompiute, incentivi ai privati. Il piano delle Infrastrutture: sgravi fiscali e cambi di destinazione facili

Il Sole 24 Ore
14 gennaio 2015
Mauro Salerno 

 

Una corsia preferenziale fatta di sconti fiscali e cambi di destinazione d'uso semplificati per i privati che decideranno di investire negli interventi di recupero. È la fase due del progetto seguito dal ministero delle Infrastrutture per la valorizzazione delle opere incompiute. Il passo successivo alla messa a punto dell'anagrafe degli scheletri di cemento che punteggiano il suolo italiano, inaugurata poco meno di due anni fa (decreto Infrastrutture 42/2013).

(...)

Su questo piano si innesta il progetto cui sta lavorando Porta Pia. Che include anche l'ipotesi di un fondo ad hoc per finanziare la conclusione dei lavori, insieme a un pacchetto di agevolazioni fiscali e urbanistiche mirate ad accendere l'interesse dei privati.

(...)

Dai costruttori sono arrivati segnali di apertura rispetto all'intervento nei progetti di recupero. «Basta che ci sia certezza dei programmi e delle agevolazioni - ha detto il presidente dell'Ance Paolo Buzzetti - altrimenti si rischia il flop di tanti altri project financing». Positive anche le valutazioni di architetti, ingegneri e società di ingegneria, che hanno chiesto di focalizzare l'attenzione sui progetti e il risparmio di suolo.

 

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