"L''Italia è al 112° posto su 185 Paesi per numero di procedure, tempi e costi necessari per poter avere un permesso in edilizia con una Germania che si colloca al 12° posto e dove perfino la Grecia - 66° - occupa una posizione migliore della nostra. Se poi guardiamo la classifica dei tempi necessari ad avere un permesso è la debacle: siamo al 151° posto, in fondo alla classifica. Il Regno Unito autorizza un progetto in 88 giorni, gli Usa in 91, la Germania in 97 giorni e noi in 233". È quanto si legge in una nota del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori, in merito al dl Sblocca Italia.
"Sono questi i dati - contenuti in una ricerca della Banca Mondiale - che i parlamentari, che stanno per procedere alla conversione in legge del decreto - scrivono gli architetti - devono tener ben in evidenza perché essi danno il quadro plastico e la spiegazione razionale delle ragioni per cui in Italia l''edilizia è crollata, le banche non fanno credito ai progetti e i grandi investitori vanno altrove". "È più che urgente cambiare subito questa inaccettabile situazione, se vogliamo davvero rimettere l''Italia sui binari dello sviluppo, avendo tutti ormai molto chiaro che le lungaggini burocratiche non hanno garantito né la salvaguardia dei territori né la fine dell'abusivismo edilizio, anzi", continua la nota. "Lo Sblocca Italia diventando legge - si legge ancora - può superare i problemi formali di ''contenimento'' legislativo dei decreti legge, ed è perciò strategico per intervenire con un approccio assai più profondo e riformista di quanto abbia potuto fare il governo, per esempio re-introducendo il regolamento edilizio nazionale, maggiori responsabilità della Pa inerte, limiti temporali all'autotutela della Pa e ai diritti di terzi. Tre mesi, con certezza del diritto, sono un tempo più che sufficiente per dire di sì o di no a un progetto: in caso contrario l''industria edilizia affonderà definitivamente (750 mila occupati in meno ) e con essa l''Italia, considerato che il settore vale circa il 15% del Pil nazionale".
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Cnappc: si reintroduca il Regolamento Edilizio nazionale
edilportale.com
23 settembre 2014
"“L’Italia è al 112° posto su 185 Paesi per numero di procedure, tempi e costi necessari per poter avere un permesso in edilizia con una Germania che si colloca al 12° posto e dove perfino la Grecia - 66° - occupa una posizione migliore della nostra”.
“Se poi guardiamo la classifica dei tempi necessari ad avere un permesso è la debacle: siamo al 151° posto, in fondo alla classifica. Il Regno Unito autorizza un progetto in 88 giorni, gli USA in 91, la Germania in 97 giorni e noi in 233!”
“Sono questi i dati - contenuti in una ricerca della Banca Mondiale - che i parlamentari, che stanno per procedere alla conversione in legge del Decreto Sblocca Italia, devono tener ben in evidenza perchè essi danno il quadro plastico e la spiegazione razionale delle ragioni per cui in Italia l'edilizia è crollata, le banche non fanno credito ai progetti e i grandi investitori vanno altrove”.
Così il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori.
“E' più che urgente cambiare subito questa inaccettabile situazione, se vogliamo davvero rimettere l'Italia sui binari dello sviluppo, avendo tutti ormai molto chiaro che le lungaggini burocratiche non hanno garantito né la salvaguardia dei territori né la fine dell'abusivismo edilizio, anzi.”
“Lo Sblocca Italia diventando legge può superare i problemi formali di ‘contenimento’ legislativo dei decreti legge, ed è perciò strategico per intervenire con un approccio assai più profondo e riformista di quanto abbia potuto fare il Governo, per esempio re-introducendo il Regolamento Edilizio nazionale, maggiori responsabilità della P.A. inerte, limiti temporali all'autotutela della P.A. e ai diritti di terzi”.
“Tre mesi, con certezza del diritto, sono un tempo più che sufficiente per dire di sì o di no a un progetto: in caso contrario l’industria edilizia affonderà definitivamente (750 mila occupati in meno) e con essa l’Italia, considerato che il settore vale circa il 15% del PIL nazionale”.