Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio - settimanale
27 giugno 2017
Mauro Salerno
Ritrovarsi (quasi) ai blocchi di partenza, nonostante sia passato un anno dalla riforma immaginata per rimettere in pista il mercato degli appalti pubblici. Non è difficile riscontrare quanto questa sensazione sia diffusa oggi tra imprese e progettisti. L'immagine forse è deformata dalla crisi che - a dispetto di una debole ripresa dei bandi nei primi quattro mesi dell'anno (+2,3%) - non accenna a mollare il mercato delle costruzioni. Ma a parte questo, non è difficile trovare riscontro di una pesante difficoltà nel far decollare il cuore della riforma. (...)
Nel frattempo, si sono perse le tracce di alcuni dei provvedimenti-chiave per mettere in pratica lo spirito della riforma dell'anno scorso. Il decreto che dovrebbe tracciare la «road map» per la qualificazione delle stazioni appaltanti è sparito dai radar, dopo che il Mit ha annunciato di averlo inviato a Palazzo Chigi per l'approvazione finale. (...)
Linee guida da rifare dopo il correttivo
(...) Oltre alle tre linee guida già rimesse in consultazione, con tutta probabilità dovranno essere riviste anche i vademecum sul sottosoglia e pure quelle sull'offerta economicamente più vantaggiosa. Un impatto pesante il correttivo rischia di dispiegarlo anche sulle linee guida sul partenariato pubblico privato che erano arrivate all'ultimo step prima del varo definitivo da parte dell'Autorità. Riferendosi all'attuazione delle riforma, qualcuno parla già di «tela di penelope». Forse l'immagine è troppo forte, ma in questi giorni rende l'idea che si sta facendo strada tra le imprese.
Commissari di gara, qualificazione Pa e progettazione: tre grandi incompiute
A gennaio pareva a un passo dal via libera. Eppure, da allora se ne sono perse le tracce. Il Dpcm sulla qualificazione delle stazioni appaltanti (articolo 38, comma 2), di competenza del ministero delle Infrastrutture e di quello dell'Economia, ad aprile 2016 era stato segnalato da tutti come uno dei pilastri della riforma del mercato degli appalti pubblici. Con il passare dei mesi, però, si è arenato sul più classico dei conflitti italiani: la volontà delle amministrazioni di mantenere la propria fetta di potere sta prevalendo sulla necessità di semplificare il sistema. (...)