Corriere della Sera - Bergamo
12 aprile 2017
Marco Adriano Perletti
Le città europee come Bergamo hanno sempre affascinato architetti e studiosi di fenomeni urbani, perché nella chiarezza della loro forma si ritrova la memoria delle trasformazioni che le hanno formate nei secoli. Mario Botta, affermato protagonista dell’architettura contemporanea, ha dedicato molto interesse all’osservazione della città europea, come testimonia anche il suo recente libro (Abitare , edizioni Marinotti) che raccoglie un’antologia di scritti che trattano dal senso dell’abitare alla sacralità dello spazio, dalla lezione dei grandi Maestri (Le Corbusier, Kahn, Scarpa) all’impegno accademico.
Lo abbiamo incontrato nel suo atelier di Mendrisio, concentrato nel suo lavoro e pronto a ripartire alla volta di uno dei tanti cantieri aperti tra l’Europa e la Cina.
Città come Bergamo sono libri aperti, perché raccontano molto bene la loro storia.
«Bergamo in un certo senso rappresenta l’archetipo della città europea che porta nella sua forma due anime, l’antica e la moderna, in modo esemplare. Città Alta arroccata sul colle e ben conservata condensa una storia millenaria e racconta la presa di possesso da parte dei popoli del passato di un territorio prealpino dotato di una grande forza orografica. E l’espansione moderna otto-novecentesca l’ha affiancata, senza intaccarla».
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