Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
29 marzo 2017
Giuseppe Latour

 

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Secondo i giudici, per valutare in che modo sono stati distribuiti i carichi del fabbricato è essenziale considerare le regole tecniche vigenti al momento della progettazione. Le valutazioni sulla correttezza del progetto, per configurare l'ipotesi di colpa, non potranno essere fatte su standard successivi che il professionista, per motivi evidenti, non poteva conoscere.

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Questo, ovviamente, incide sulla determinazione della colpa. Dal momento che il progettista, nel redigere i suoi elaborati, aveva applicato "quanto previsto dalla base delle normativa allora vigente e dello stato di evoluzione della scienza delle costruzioni". A un ingegnere o a un geometra, cioè, non si può chiedere di prevedere il futuro, applicando standard tecnici che saranno in vigore solo decenni dopo. La sentenza di appello, quindi, avrebbe dovuto interrogarsi sulle "regole cautelari la cui osservanza era richiesta all'epoca della condotta addebitabile" al progettista.

 

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