Il Dubbio
24 marzo 2017
Giulia Merlo
Un protocollo d’intesa con il CNF «per creare sinergie tra due professioni che non sono poi così distanti una dall’altra», spiega l’architetto Giuseppe Cappochin, presidente del Cnappc.
Presidente, in che cosa la professione di avvocato e la sua si avvicinano?
A mio giudizio i punti in comune sono moltissimi. Le faccio un esempio direttamente dalla mia attività professionale: io mi occupo prevalentemente di temi legati alla rigenerazione delle città, un settore estremamente trasversale perché non riguarda solo gli aspetti urbanistici e richiede la consulenza di avvocati amministrativisti. Fare innovazione in campo architettonico richiede necessariamente che i progetti abbiano solide fondamenta giuridiche. Gli spazi per avere relazioni comuni, dunque, sono enormi. (...)
Per esempio sul tema della trasparenza, dopo la pubblicazione delle ultime linee guida di Anac. All’interno ci sono moltissimi passaggi che andrebbero assolutamente rivisti. Penso al fatto che noi professionisti veniamo considerati, a seconda di quando fa comodo, sia come enti pubblici che come imprese. In realtà, invece, la nostra è una connotazione molto specifica e come tale alcune richieste delle linee guida creano enormi appesantimenti delle nostre professioni. (...)
Nel protocollo sono indicati i temi da affrontare insieme, a partire già da domani. Penso, ad esempio, al tema della formazione, al riconoscimento reciproco di crediti su temi di comune interesse, ma anche all’organizzazione di corsi di formazione comune e ad approfondimenti nell’ambito della deontologia. (...)