Il Giornale - Osservatorio Abitare
febbraio 2017
Giacomo Govoni
Nei temi che riguardano il territorio e la sua pianificazione, l’intervento umano deve essere messo al centro. Pertanto, in un qualunque progetto urbano teso al risparmio di suolo, occorre «un approccio inverso rispetto a quello proposto nel disegno di legge in discussione». A sostenerlo con voce compatta è la Rete delle professioni tecniche, che in riferimento al ddl sul consumo di suolo in queste settimane all’esame del Senato, sottolinea che il concetto di rigenerazione non può essere confinato a un solo articolo, ma deve diventare il modello di fondo.
«Non bastano i riferimenti alla rigenerazione urbana – sottolinea Giuseppe Cappocchin, presidente del Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori – ma serve una legge che la promuova come principale strumento per contrastare lo spreco di suolo».
Quali limiti sconta il testo al vaglio parlamentare e in quali passaggi va modificato?
«Il problema è nella logica a monte. Intendo dire che il contenimento del consumo di suolo deve essere, come accade nei più avanzati Paesi europei, la naturale conseguenza delle politiche di rigenerazione e non imposto per legge senza un adeguato progetto anche economico di rigenerazione. In quest’ottica, il concetto di “consumo di suolo” va sostituito con quello di “spreco del suolo” che non va contenuto, ma eliminato completamente».
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