Corriere della Sera
6 febbraio 2017
Vittorio Gregotti
In occasione del nuovo anno mi è stato mandato l’invito all’acquisto del catalogo di un International Architectural Award promossa dal Chicago Athenaeum Museum per il 2016 a cui hanno partecipato più di 120 concorrenti. L’illustrazione del progetto vincitore occupava il rovescio dell’invito, anche se era molto difficile riconoscere la sua illustrazione come quella di un colossale progetto di architettura, ed era accompagnata da una didascalia che scriveva come questo concorso e il suo vincitore rivelassero il cambiamento dell’architettura globale e l’emergere delle nuove direzioni assunte oggi dal progetto. Son grato di questo avvertimento che conferma la tendenza in atto, ormai da un ventennio, tendenza che cerca di sprofondare la pratica artistica dell’architettura, dissolvendola nell’immagine del tutto ornamentale di qualcosa prodotto dall’insieme di tutti gli strumenti visuali oggi maggiormente praticati e diffusi, con tutta la loro precarietà di immagine. (...)