Corriere della Sera 
28 novembre 2016
Gian Antonio Stella

 

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L’architetto e senatore a vita sa bene che sarebbe più facile tirar su un grattacielo di 900 metri. Buoni tutti, a farlo. Molto più complicato metter mano a edifici in gran parte poveri e umili ma che messi insieme sono la grande bellezza d’Italia. E più ancora sconfiggere la «cultura della sfiga». Quella che spinge a dire: «che ci possiamo fare? La natura...».

«Non ne possiamo più della cultura della “sfiga”. Basta. È indegna di noi. Della nostra intelligenza. Della nostra storia. La natura non è buona o cattiva: se ne infischia di noi. Inutile chiamarla in causa. Cosa saremmo se nei millenni non avessimo imparato a coprirci, scaldarci, arginare i fiumi? I terremoti ci sono sempre stati e sempre ci saranno. Ed è stupido fingere che non sia così. Bisogna imparare da Umberto Veronesi».

Che c’entra Veronesi?

«Ebbe il coraggio di essere chiaro. Disse a tutte le donne: avete dei bellissimi seni ma quei seni sono anche una vostra fragilità. Le donne lo hanno ascoltato. E un po’ alla volta la guerra contro il tumore al seno ha dato risultati eccezionali. Occorre essere onesti anche sui terremoti. Non con i terremotati: purtroppo sono stati già segnati. Ma con i “terremotabili”: milioni di persone devono essere consapevoli di vivere in un Paese meraviglioso ma fragile. E non posso accettare che si tocchino...».

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