Corriere della Sera 
27 settembre 2016
Isidoro Trovato

 

I professionisti battono cassa. Hanno versato miliardi di euro ma non sanno che fine faranno. Sono medici, ingegneri, architetti, avvocati, commercialisti e tanti altri. Un esercito di professionisti che, nonostante abbiano loro Casse previdenziali di categoria, sono costretti a pagare «dazio» alla gestione separata dell’Inps. Anni di contributi che giacciono silenti e che quasi certamente non saranno utili ai fini dell’anzianità necessaria per andare in pensione.

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Per gli avvocati c’è il caso del praticante: percepisce compensi legati alla sua futura professione ma, non essendo ancora iscritto alla sua Cassa di riferimento, nel frattempo gli viene richiesto di versare ( a vuoto) all’Inps. Poi ci sono gli architetti e gli ingegneri, che versano a Inarcassa, ma solo se non sono iscritti a un’altra forma di previdenza obbligatoria. Così scatta la stranezza dell’ingegnere che fa libera professione ma che, se viene assunto come dipendente (ad esempio per una supplenza a scuola), per quel periodo dovrà versare alla gestione separata Inps creando un ulteriore spezzone contributivo per il suo percorso previdenziale. In tutti questi casi i contenziosi si sprecano e la giurisprudenza non è sempre univoca.

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