Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
12 settembre 2016
Alessandro Arona
(...) A disposizione c'era circa un miliardo di euro, 965 milioni in sette annualità (42,5 nel 2010, 145 nel 2011, 195,6 nel 2012, 2013 e 2014, 145 nel 2015, 44 nel 2016).
Si trattava del primo programma pluriennale organico di prevenzione, interventi su edifici pubblici e privati (oltreché per gli studi di "microzonazione" e sulle "condizioni limite dell'emergenza") per evitare i danni del terremoto, e non solo ricostruire dopo il sisma.
I numeri non sono però incoraggianti, ed è lo stesso Dipartimento nazionale di Protezione civile (Palazzo Chigi) a svelarli e raccontarli insieme a noi.
Ragionando solo sulle prime tre annualità, 383 milioni distribuiti alle Regioni almeno tre anni fa (le altre sono troppo recenti per trarre conclusioni), sugli edifici pubblici gli interventi completati sono solo uno su tre (129 su 377, il 34%), mentre altri 63 hanno lavori in corso (17%), e i restanti 185 devono ancora avviare i lavori.
Ancora peggio sugli edifici privati: su 2.249 interventi finanziati sono stati conclusi solo 463 (il 20%), e altri 606 sono in corso, ma 1.359 interventi, pur essendo stati inseriti in graduatoria, non sono mai stati progettati e avviati dagli aventi diritto (in sostanza: si sono tirati indietro). (...)
Sulle prime tre annualità, per gli edifici pubblici, lo Stato ha messo 204 milioni di euro (tolte le Regioni che hanno congelato i fondi), a cui alcune Regioni hanno aggiunto co-finanziamenti per un totale di 48 milioni: le cifre più consistenti, in rapporto ai fondi statali, sono venute da Basilicata (addirittura tre volte tanto sulla seconda annualità), Lombardia, Marche. Su segnalazione dei Comuni, le Regioni hanno fatto una graduatoria dei progetti proposti e poi finanziato, anno per anno, in base alle risorse esistenti. (...)
Ma veniamo ai finanziamenti agli edifici privati, che è la vera sfida di un piano di prevenzione sismica; e i problemi e i ritardi sono ancora maggiori. Il Piano 2009 prevedeva che le Regioni destinassero ai privati tra il 20 e il 40% delle risorse, «quasi tutti hanno messo solo il 20%» spiega Dolce. «L'obiettivo iniziale - aggiunge - era arrivare a 10mila unità immobiliari, su 10 milioni esistenti nelle zone 1-2-3».
Fa eccezione, tra gli altri, l'Umbria: «Abbiamo messo fino al 40% - spiega Zurlo, capo dei Lavori pubblici - per noi è importante spingere gli interventi sul patrimonio privato». (...)