Il Sole 24Ore
25 agosto 2016
Giorgio Santilli
«Un Piano di prevenzione da 4 miliardi l’anno per 20 anni, 2 miliardi per l’idrogeologico e 2 per l’antisismico: questo serve». Mauro Grassi, coordinatore della task force per gli interventi antidissesto idrogeologico della Presidenza del Consiglio non ha competenze specifiche sui terremoti ma è uno degli uomini in prima linea di Palazzo Chigi sulla prevenzione territoriale.
E dà corpo così a quell’idea di un piano straordinario di investimenti necessari per prevenire e ripartire. «Un piano di investimenti di queste dimensioni, che tenga conto anche di interventi privati incentivati nel settore sismico, è l’unico modo per affrontare il problema superando le difficoltà attuali di finanziamenti scarsi e poco selettivi. In dieci anni si vedrebbero finalmente seri passi avanti, magari introducendo anche quelle forme di assicurazione sugli eventi calamitosi di cui spesso si è parlato; in venti renderemmo il Paese più sicuro e cominceremmo a ridurre sensibilmente quella tassa sulle emergenze che comunque ci costa almeno 5 miliardi l’anno».
Preferisce non fare cifre, ma richiama lo stesso concetto dell’ormai non rinviabile necessità di «politiche di prevenzione e non solo di singole misure» Ermete Realacci, pronto a convocare per l’1 settembre la commissione Ambiente della Camera che presiede per votare - possibilmente all’unanimità come accaduto in passato - una risoluzione che rilanci con la prossima legge di bilancio l’ecobonus del 65% allargato ai lavori di prevenzione antisismica. «Bisogna superare gli attuali limiti di quell’incentivo: va esteso dalla singola unità immobiliare all’intero edificio, va esteso al mondo produttivo e alle pubbliche amministrazioni, bisogna rendere convenienti interventi strutturali e di lungo periodo che superino la logica dei lavori anno per anno, utile per cambiare i serramenti ma non certo per lavori impegnativi come questi».
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