Corriere della Sera 
3 agosto 2016
Maurizio Porro

 

Locarno, Piazza Grande, una gita fuori porta, un festival milanese, il più vicino per geografia e clima, con una appendice cittadina dal 19 al 26 settembre («Le vie del Cinema»). Quest’anno, il 69esimo, è previsto fuori concorso un film della 42enne regista deb di Milano Maria Mauti, «L’amatore», un viaggio dentro le pieghe di un noto architetto del ventennio fascista e dei suoi vip, Piero Portaluppi, una vita passata di successo in successo, di seduzione in seduzione, di champagne in champagne, finché non lo blocca la tragedia di un figlio morto in mare. Passando tra rovine e tragedie pubbliche e private con distacco e ironia, Portaluppi un giorno del 1929 si comprò una cinepresa, gesto allora audace, e tenne un archivio inedito in 16mm senza mai smettere di montare e rimontare la «sua» realtà mescolandola alle emozioni. Girava, senza saperlo, il film della sua vita.

Regista di documentari per Sky arte e legata al mondo della lirica (un documentario sul Teatro Grande di Brescia), la Mauti ebbe il privilegio storico, dieci anni fa, di visionare (e far sedimentare nella memoria) cento bobine trovate in una cassapanca e messe a disposizione dal pronipote di Portaluppi, un altro Piero: «Nessuno conosceva cosa contenessero. Mi sono avvicinata non sapendo cosa avrei potuto incontrare, ma col pudore che sentiamo quando ritroviamo i diari di una persona». (...)

 

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