Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
29 luglio 2016
Giuseppe Latour
Il nuovo decreto del ministero della Giustizia (Dm 17 giugno 2016), di concerto con le Infrastrutture, sui parametri di riferimento per le gare di progettazione approda in Gazzetta ufficiale (n. 174 del 27 luglio 2016). Si chiude così un'attesa piuttosto lunga: il decreto era, infatti, stato approvato dal Governo a giugno, con un'accelerazione improvvisa. Ma, soprattutto, si apre il percorso di attuazione del Codice appalti da parte dell'esecutivo: il Dm parametri è il primo provvedimento, tra quelli attribuiti ai ministeri dal Dlgs n. 50 del 2016, a vedere la luce. Il testo finale, comunque, conferma diverse cattive notizie per i professionisti: il suo utilizzo da parte delle stazioni appaltanti resterà facoltativo. E, addirittura, il ricorso alle sue tabelle dovrà essere adeguatamente motivato.
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Il presidente degli architetti, Giuseppe Cappochin parla invece di «un grave e inspiegabile passo indietro in tema di trasparenza rispetto al Dm 143». Anzitutto, «il decreto avrebbe dovuto seguire e non anticipare quello del ministero delle Infrastrutture sui livelli della progettazione, al fine di adeguare i corrispettivi alla nuova articolazione delle fasi della progettazione, prescritte dal nuovo codice». Soprattutto, però, la possibilità di usare altre strade per determinare i compensi «alimenterà la più ampia discrezionalità per le stesse stazioni appaltanti, che potranno tornare a sottostimare regolarmente gli importi da porre a base di gara, mortificando la qualità delle prestazioni professionali e, soprattutto, i più elementari principi di trasparenza». Va ricordato, infatti, che «le procedure di affidamento dei servizi di architettura e ingegneria variano con il variare dell'importo a base di gara, per cui una stazione appaltante, sottostimando l'importo a base di gara, potrà ricorrere liberamente ad un incarico fiduciario in luogo di una procedura negoziata o, ancora peggio, in luogo di una procedura aperta».