Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
4 luglio 2016
Giuseppe Latour
Sono 838 le opere incompiute italiane, in calo rispetto allo scorso anno, quando erano 868. E' quanto rivela l'ultimo monitoraggio del ministero delle Infrastrutture, pubblicato venerdì.
Le incompiute si concentrano soprattutto in tre Regioni (Sicilia, Puglia e Campania) ma sono diffuse in quantità variabili in tutto il paese. Il problema dei grandi cantieri fermi a metà, con il passare degli anni, resta allora intatto. E cominciano a emergere dubbi sulla reale efficacia di questa banca dati. Prevista nel 2011 dal Governo Monti, è servita soprattutto a certificare casi storici e clamorosi, come il Palasport di Calatrava a Roma o alcune dighe, ferme da decenni in varie parti del paese. A conti fatti, però, non c'è stato l'atteso incentivo per Regioni ed enti locali ad attivare lavori rimasti fermi.
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Proprio questa variazione così netta, però, è il segno che questi elenchi hanno qualche problema strutturale. Scorrendo le pagine del ministero delle Infrastrutture si possono osservare diversi numeri piuttosto anomali. La Sicilia, ad esempio, passa da 215 a 113 opere: 102 in meno, un sorprendente dimezzamento delle incompiute. La Calabria passa da 93 a 57, con 36 opere in meno. Contrazioni (più ridotte) si registrano anche in Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Molise, provincia di Bolzano e Toscana. Fanno peggio dello scorso anno la Campania, dove si registra una crescita di 78 opere, la Sardegna (+13) e la Puglia (+10). Tutti gli altri fanno registrare incrementi più limitati. In qualche caso, quindi, è evidente che ci sono delle oscillazioni troppo forti. (...)