Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio - settimanale
20 giugno 2016
Antonio Ortenzi
Dopo la pubblicazione del nuovo codice appalti (Dlgs 50/2016) sembra essere iniziata una ingiustificata e compulsiva corsa verso le certificazioni (certificazioni?) delle figure professionali del Building information modeling. Tentiamo, muovendoci in un territorio, a livello nazionale, quasi inesplorato, di fare un po’ di chiarezza.
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Nuove figure e certificazioni
Parlare oggi della certificazione di figure ad ampio “spettro” come per esempio il Bim manager pare al quanto azzardato se non fuori luogo. Volendo fare un paragone con la memoria storica del nostro paese possiamo tranquillamente tornare in dietro nel tempo ed in maniera provocatoria ricordare, quando vennero introdotti i primi sistemi Cad, nessuno mai si sentì in dovere di certificare un progettista solo perché sapeva usare un software. In quel periodo altresì si impose una nuova figura, quella del tecnico Cad o «caddista» che prese subito piede e che ebbe l’opportunità di “esaltare” l’esperienza e le competenze dei progettisti che dovevano per motivi storici essere declinate non più tramite i pennini a china che scorrevano lungo fogli di carta lucida, bensì su Pc. Anche oggi questa figura potrebbe trovare ampi spazi, passando da tecnico Cad a tecnico Bim o «bimmista».
Oggi al contrario di allora le competenze si dovrebbero integrare. Oltre al fatto di saper operare “assemblando graficamente” oggetti, anche nel saper gestire il proprio lavoro su un modello collaborativo che oltre ad avere bisogno della parte grafica deve essere compilato nella sua parte informativa.
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