Il Sole 24Ore
5 giugno 2016
Fulvio Irace
Come ha sottolineato Mario Carpo della Bartlett School, «con sistemi CAD-CAM integrati, il progettista può ormai fabbricare materialmente ed immediatamente, in tre dimensioni, l’oggetto che sta disegnando sullo schermo, grazie a varie tecnologie di stampa tridimensionale; un progettista può modificare e manipolare fisicamente l’oggetto stampato, poi rinumerizzarlo, ridisegnarlo allo schermo, ristamparlo, eccetera. Questa continuità fra disegno e produzione elimina la separazione albertiana fra progetto e cantiere, e nello stesso tempo ricrea un modo di fare quasi artigianale, visto che la stessa persona che concepisce l'oggetto può realizzarlo immediatamente con le sue stesse mani (in questo caso, mani aumentate prosteticamente dalle tecnologie digitali)».
È questo il tema del nuovo artigianato digitale su cui Stefano Miceli ha costruito l’ipotesi e il racconto di questa mostra in uno dei luoghi più emblematici di questo cambiamento epocale: la Fabbrica del Vapore, un ex tempio dell’industria riadattato ora con successo a incubatore di idee per il futuro.
La mostra offre un’articolata rassegna sui diversi modi di pensare la manifattura, saggiando con esempi e ipotesi i settori più diversi: dalle fabbricazione di protesi al design delle biciclette, dalla stampa letterpress ai gioielli, vestiti e ai mobili su misura. (...)