Corriere della Sera
15 maggio 2016
Goffredo Buccini

 

È l’abusivismo, ai giorni nostri, la vera autobiografia della nazione. Una dimensione illegale che ci circonda e ci avviluppa, dal posteggiatore davanti al ristorante sino al gazebo del vicino e, salendo per li rami, fino ai grandi sfregi contro le norme e l’ambiente, agli ecomostri e agli interi quartieri tirati su in barba a qualsiasi regola (buona parte della periferia romana è nata così nei «ruggenti» anni Sessanta e Settanta del secolo passato).

Sicché è consolatoria ma pure paradossale la processione che s’è mossa nei giorni scorsi per portare solidarietà (sacrosanta) ad Angelo Cambiano, il sindaco di Licata nel mirino di numerosi suoi compaesani per avere osato eseguire ciò che la legge prescriveva: la demolizione di villette costruite a pochi passi dal mare, negli anni, sotto gli occhi di tutti e dunque con la connivenza o la totale cecità delle amministrazioni precedenti.

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Proprio mentre battiamo le mani al sindaco di Licata, arriva domani alla Camera un disegno di legge attorno al quale si fa battaglia da anni: firmato dal verdiniano Ciro Falanga (sì, lo stesso del lodo sulla prescrizione), passato al Senato con voti bipartisan. Nella sua versione originaria e più aggressiva, la legge Falanga ridisegnerebbe rigide priorità per gli abbattimenti ed è pensata per la Campania (Falanga è di Torre del Greco) dove gli alloggi abusivi sono ottantamila: un numero che fa invocare la sanatoria anche al governatore pd De Luca e che, calcolando con prudenza due occupanti per alloggio, porta alle dimensioni d’una media città italiana tutta con lo stigma dell’irregolarità insanabile. Si applicherebbe naturalmente all’Italia intera, andando a imbrigliare le Procure, ingorgando — secondo le denunce dei movimenti ambientalisti — le procedure di demolizione già lente e farraginose, producendo un interminabile contenzioso al Tar con infinite richieste di sospensiva. Un condono mascherato.

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