la Repubblica
6 maggio 2016
Aurelio Magistà
In crisi di identità, il design si sdraia sul lettino della XXI Triennale. Per spiegare l’importanza dell’appuntamento, basta ricordare che non si teneva da venti anni. E adesso che è tornata, con il suo pacchetto di mostre, di incontri, convegni e altri eventi, lo fa per provare a rispondere a quell’interrogativo: design, chi sei davvero tu? A un mese dall’inizio, vediamo quali sono le idee che circolano intorno a questa domanda parlandone con Silvana Annicchiarico, direttrice del Museo del Design e componente del comitato scientifico della Triennale.
«Insieme ad Andrea Branzi», dice la Annicchiarico, «già nel 2007 con la mostra “The New Italian Design” ho evidenziato come il design contemporaneo operi in un paradigma decisamente diverso rispetto a quello dell’epoca dei “Maestri”. Allora la cultura del progetto puntava a realizzare prodotti compiuti, funzionali e definitivi, oggi invece – divenuto in qualche modo “professione di massa” – il design genera processi più che prodotti, e si dà in primis come forma di autorappresentazione della propria capacità di immaginare, di creare e di innovare. Una mostra come “Neo Preistoria - 100 Verbi”, a cura di Andrea Branzi e Kenya Hara, per esempio, ci fa guardare con occhi diversi agli oggetti e al loro significato e funzione, in un percorso che collega gli strumenti dell’antica preistoria alle moderne nanotecnologie».
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La bellezza quotidiana, itinerario in città. La rete di esposizioni in corso e future
la Repubblica
6 maggio 2016
Francesca Gugliotta
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