Corriere Fiorentino
14 aprile 2016
Jacopo Storni
Dovrebbero essere luoghi d’inclusione sociale, finiscono invece per escludere ulteriormente. Carceri, centri d’accoglienza, campi nomadi. Luoghi degradati e degradanti, dove le persone, anziché trovare la strada per l’integrazione, finiscono per marginalizzarsi sempre di più, inasprendo esponenzialmente malumori, rabbia e inquietudine. Spesso il problema, ancor prima che sociale, è di natura architettonica.
È proprio a partire da questa consapevolezza che nasce a Firenze, unico nel suo genere in Italia, un corso di formazione per gli architetti dedicato alla progettazione dei penitenziari e di tutti quei luoghi di emarginazione che creano ferite nel tessuto urbano delle città moderne. Organizzato dalla Fondazione Michelucci e dall’Ordine degli architetti di Firenze, il corso si struttura in tre lezioni (la prima il 17 maggio, relatori Leonardo Scarcella, architetto del ministero della Giustizia, e Cesare Burdese, architetto esperto di architettura carceraria) più un workshop progettuale che cercherà di trovare soluzioni concrete alle tematiche trattate, con riferimento specifico al territorio toscano e a quello di Firenze, e con un occhio sempre puntato alle esperienze messe in campo nelle principali città europee. Il progetto verrà presentato ufficialmente oggi alle 15 alla Palazzina Reale di Santa Maria Novella nel corso dell’incontro Architettura e diritti umani, a cui parteciperanno i rappresentanti della Fondazione Michelucci e degli architetti fiorentini e il garante regionale dei diritti dei detenuti Franco Corleone.
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