Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
3 marzo 2016 
Giuseppe Latour

 

Redditi bassi, pagamenti sempre più difficili, pochi progetti e sempre più servizi. È questo lo scenario tracciato dalla quinta edizione dell'Osservatorio sulla professione di architetto promosso dal Consiglio nazionale degli architetti in collaborazione con il Cresme. 

I dati dell'Osservatorio confermano alcuni dei trend più significativi registrati negli ultimi anni tra gli oltre 154mila architetti italiani. Continua il rallentamento della crescita degli iscritti agli ordini provinciali; scende ancora, riducendosi ad una cifra inferiore ai 17mila euro, il reddito annuo. La contrazione tra il 2008 e il 2015 è stata del 41 per cento. (...)

Per i progettisti italiani, poi, la solvibilità della clientela continua ad essere un problema. Nel 2015 la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto alla situazione del 2014. Sono invece quasi un terzo gli architetti che attendono pagamenti da parte del settore pubblico (dimensione media pari all'11% del fatturato annuo), ma sono in leggero calo, nel 2015, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pa: si riducono da 200 a 141. Sono 115, invece, i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese e 84 giorni per i pagamenti delle famiglie.

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Architetti, in aumento quelli con reddito sotto i 9 mila euro

edilportale.com 
4 marzo 2016
Alessandra Marra

Nonostante il 2015 sia stato un anno di lieve ripresa per l’economia italiana, gli architetti risultano essere ancora schiacciati dalla crisi, con una riduzione, registrata tra il 2008 e il 2015, del reddito annuo del 41% e un aumento del numero di architetti con un reddito inferiore a 9 mila (dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015). Questo lo scenario tracciato dalla V edizione dell’Osservatorio sulla professione di Architetto, promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in collaborazione con il Cresme.

Architetti italiani: calo dei redditi e mutamento del lavoro

Nello specifico, lo studio ha evidenziato, assieme alla crescita dei professionisti con un reddito inferiore a 9 mila euro, la riduzione, dal 21% al 16,6%, degli architetti con un reddito annuo superiore a 30 mila euro e una diminuzione della crescita degli iscritti agli Ordini provinciali.

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Redditi da fame per gli architetti. Compensi medi dei professionisti di soli 1400 euro al mese. Il report del Consiglio nazionale

ItaliaOggi 
3 marzo 2016 
Gabriele Ventura 

Redditi medi degli architetti sotto i 17 mila euro annui. Sono i numeri contenuti nella quinta edizione dell'Osservatorio sulla professione promosso dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori in collaborazione con il Cresme, che certificano il perdurare della crisi per gli oltre 154mila architetti italiani. (...)

Nel 2015 la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto alla situazione del 2014. (...)

 

Professione architetto, osservatorio Cnappc-Cresme: pochi progetti e molti servizi. La crisi ha spinto gli architetti italiani sempre più verso una maggiore specializzazione

casaeclima.com 
2 marzo 2016 

Una professione, quella di architetto, ancora schiacciata dalla crisi, nonostante il 2015 sia stato un anno importante per l’economia italiana e per il settore delle costruzioni che ha mostrato i primi, anche se modesti, segnali di ripresa. Con il risultato di spingere gli architetti italiani sempre più verso una maggiore specializzazione, sia in attività tradizionali come redazione capitolati, perizie estimative, catasto, collaudi e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia in quelle più innovative come certificazione di classi energetiche, GIS (Geographic Information System), studi e progettazioni di fattibilità, project financing, facility management. (...)

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Professioni: architetti in affanno,reddito medio 17.000 euro. Osservatorio Ordine-Cresme, 67% vanta crediti da clienti privati

ANSA
2 marzo 2016 

Scivolano i guadagni degli architetti  italiani: lo scorso anno il reddito medio annuo è sceso a 17.000  euro. E la contrazione, "tra il 2008 e il 2015, è stata del  41%". E' la fotografia scattata dalla quinta edizione  dell'Osservatorio sulla professione di architetto promosso dal  Consiglio nazionale della categoria, in collaborazione con il  Cresme.     Il numero dei professionisti con un reddito inferiore a  9.0000 euro, si legge, è salito "dal 31,8% del 2013 al 34% del  2015", mentre la percentuale di architetti che possono vantare  entrate annue superiori a 30.000 "è calata dal 21% al 16,6%".  Considerato il crollo del settore delle nuove costruzioni e  delle opere pubbliche, recita il dossier, e "seppur resistendo  il segmento della riqualificazione e del risparmio energetico",  gli architetti della Penisola lo scorso anno "hanno avuto a  disposizione appena 104.000 euro a testa di mercato potenziale,  il secondo valore più basso tra tutti i Paesi europei (superiore  soltanto a quanto misurato in Grecia)", pari ad "un terzo del  mercato di riferimento pro-capite stimato per i colleghi  tedeschi".     I clienti che non saldano le parcelle, poi, pesano  sull'attività di studio: nel 2015, va avanti il rapporto, a  vantare crediti residui nei confronti dei privati è "il 67% dei  professionisti, il 6% in più rispetto all'anno prima".   

  

Professioni: architetti, schiacciati da crisi e sempre più specializzati

Adnkronos/Labitalia
2 marzo 2016 

Una professione, quella di architetto, ancora schiacciata dalla crisi, nonostante il 2015 sia stato un anno importante per l'economia italiana e per il settore delle costruzioni che ha mostrato i primi, anche se modesti, segnali di ripresa. Con il risultato di spingere gli architetti italiani sempre più verso una maggiore specializzazione, sia in attività tradizionali come redazione capitolati, perizie estimative, catasto, collaudi e sicurezza nei luoghi di lavoro, sia in quelle più innovative come certificazione di classi energetiche, Gis (Geographic Information System), studi e progettazioni di fattibilità, project financing, facility management. E' questo lo scenario tracciato dalla V edizione dell'Osservatorio sulla professione di architetto promosso dal Consiglio nazionale degli architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori in collaborazione con il Cresme.         

Come conseguenza di questo scenario, stanno decisamente mutando i modelli organizzativi degli studi professionali che si stanno evolvendo verso una dimensione di maggiore interdisciplinarità; facendo riferimento al coworking, ovvero la condivisione degli ambienti di lavoro e dei costi fissi di gestione degli studi, mentre si avverte sempre di più la necessità di ampliare la dimensione degli studi attraverso forme di aggregazione.         

Lo sviluppo del sito web e di un brand riconoscibile è la forma di promozione maggiormente utilizzata dagli architetti, mentre la diffusione di market-place nel settore della progettazione e di altri servizi on-line basati sul sistema del feedback, seppur ritenuta inevitabile, non rappresenta un'occasione da cogliere. Servizi che sono ritenuti inutili se non addirittura dannosi, in quanto in grado di aumentare la concorrenza, ridurre i compensi e svilire le prestazioni intellettuali riducendole a mero prodotto commerciale.  I dati dell'Osservatorio confermano, in questa edizione, alcuni dei trend più significativi che riguardano gli oltre 154 mila architetti italiani. Nello specifico, continua il rallentamento della crescita degli iscritti agli Ordini provinciali; scende ancora, riducendosi a una cifra inferiore ai 17mila euro, il reddito annuo. Contrazione che tra il 2008 e il 2015 è stata del -41%. Il numero di professionisti con un reddito inferiore a 9 mila euro è cresciuto, infatti, dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015, mentre la percentuale di architetti con un reddito annuo superiore a 30 mila euro è scesa dal 21% al 16,6%.         

E non può che essere altrimenti. Considerato il crollo del settore delle nuove costruzioni e delle opere pubbliche e seppur resistendo il segmento della riqualificazione e del risparmio energetico, gli architetti italiani, nel 2015, hanno avuto a disposizione appena 104 mila euro a testa di mercato potenziale, il secondo valore più basso tra tutti i paesi europei (superiore soltanto a quanto misurato per la Grecia); un terzo del mercato di riferimento pro-capite stimato per gli architetti tedeschi; tra otto e nove volte in meno rispetto a Francia e Regno Unito.         

Il mercato della progettazione ha, infatti, continuato a ridursi, portandosi a 16 miliardi nel 2015 (ancora -0,8% a valori reali rispetto al 2014). Tra 2015 e 2006 la dimensione del mercato è crollata del -45% (parliamo, a valori reali, di ben 13 miliardi di euro in meno).  Per i progettisti italiani, la solvibilità della clientela continua ad essere un problema. Nel 2015, la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto alla situazione del 2014 (con una dimensione media del 26% del fatturato annuo). Sono invece quasi un terzo gli architetti che attendono pagamenti da parte del settore pubblico (dimensione media pari all'11% del fatturato annuo), ma sono in leggero calo, nel 2015, i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della pubblica amministrazione che si riducono da 200 a 141; 115 sono, invece, i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese e 84 giorni per i pagamenti delle famiglie.         

Per quanto riguarda la struttura dei circa 70 mila studi di architettura nel nostro Paese, essi impiegano in media 4 addetti, 1,5 soci, un dipendente non architetto, 0,2 dipendenti architetti e 1,4 collaboratori con partita Iva.         

Negli ultimi sette anni, la quota di donne tra i neo-iscritti alla cassa previdenziale è stata regolarmente superiore al 50%. Rappresentano oggi circa il 54% degli iscritti ai corsi di laurea di secondo livello in architettura, e sono la maggioranza anche tra i nuovi immatricolati. Degli oltre 154 mila architetti italiani oggi le donne sono quasi il 42% (circa 64 mila), il 10% in più rispetto alla situazione del 1998. Nell'ultimo decennio il cosiddetto gender-wage gap (differenza percentuale tra reddito maschile e femminile) si è ridotto considerevolmente, ma rimane ancora elevato. Nel 2015 il reddito medio annuo degli uomini è stato superiore del 57%, la stessa differenza era l'85% all'inizio degli anni Duemila.  Confermata anche la difficoltà dell'inserimento professionale per i neo laureati. Nel 2014, a un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello in architettura (magistrale o magistrale a ciclo unico), il tasso di disoccupazione si è portato al 31% (era il 17% nel 2010). Dopo 5 anni il 60% degli architetti ha aperto la Partita Iva, ma sei su dieci collaborano in forma esclusiva con un unico studio.         

Dall'Osservatorio si deduce che il perdurare della crisi per gli architetti, i pianificatori, i paesaggisti e i conservatori è testimoniato, in modo emblematico, dall'assenza del 'progetto' che dovrebbe, invece, rappresentare il settore principale della loro professione, ma che continua invece ad essere mal pagato e troppo gravato di burocrazia.         

"Senza un'inversione di tendenza, che appare sempre più improcrastinabile: l'Italia perderà quel fondamentale know how di creatività e tecnica - si avverte - proprie di una professione che è indispensabile per uno sviluppo ordinato e sostenibile e per creare bellezza".        

 

Architetti, ancora schiacciati dalla crisi 

9Colonne
2 marzo 2016 

Una professione, quella di architetto, ancora schiacciata dalla crisi, nonostante il 2015 sia stato un anno importante per l'economia italiana e per il settore delle costruzioni che ha mostrato i primi, anche se modesti, segnali di ripresa. E' questo  lo scenario tracciato dalla quinta edizione dell'Osservatorio sulla professione di Architetto promosso dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in collaborazione con il Cresme. I dati confermano alcuni dei trend più significativi che riguardano gli oltre 154 mila architetti italiani.  Nello specifico, continua il rallentamento della crescita degli iscritti agli Ordini provinciali; scende ancora, riducendosi ad una cifra inferiore ai 17mila euro il reddito annuo. Contrazione che  tra il 2008 e il 2015 è stata del -41%. Il numero di professionisti con un reddito inferiore a 9 mila euro è cresciuto, infatti,  dal 31,8% del 2013 al 34% del 2015, mentre la percentuale di architetti con un reddito annuo superiore a 30 mila euro è scesa dal 21% al 16,6%. E non può che essere altrimenti. Considerato il crollo del settore delle  nuove costruzioni e  delle opere pubbliche e seppur resistendo il segmento della riqualificazione e del risparmio energetico, gli architetti italiani, nel 2015, hanno avuto a disposizione appena 104 mila euro a testa di mercato potenziale, il secondo valore più basso tra tutti i paesi europei (superiore soltanto a quanto misurato per la Grecia); un terzo del mercato di riferimento pro-capite stimato per gli architetti tedeschi; tra otto e nove volte in meno rispetto a Francia e Regno Unito. Il mercato della progettazione ha, infatti, continuato a ridursi, portandosi a 16 miliardi nel 2015 (ancora -0,8% a valori reali rispetto al 2014). Tra 2015 e 2006 la dimensione del mercato è crollata del -45% (parliamo, a valori reali, di ben 13 miliardi di euro in meno).  Per i progettisti italiani la solvibilità della clientela continua ad essere un problema. Nel 2015 la percentuale di architetti che indica di vantare crediti residui nei confronti della clientela privata è il 67%, il 6% in più rispetto alla situazione del 2014 (con una dimensione media del 26% del fatturato annuo). Sono invece quasi un terzo gli architetti che attendono pagamenti da parte del settore pubblico (dimensione media pari all'11% del fatturato annuo), ma sono in leggero calo, nel 2015,  i giorni necessari per ottenere un pagamento da parte della Pubblica Amministrazione che si riducono da 200 a 141. 115 sono, invece, i giorni medi di attesa per i pagamenti delle imprese e 84 giorni per i pagamenti delle famiglie. Per quanto riguarda la struttura dei circa 70 mila studi di architettura nel nostro Paese, essi impiegano in media, 4 addetti,1,5 soci, un dipendente non architetto, 0,2 dipendenti architetti e 1,4 collaboratori con partita Iva. Negli ultimi sette anni la quota di donne tra i neo-iscritti alla cassa previdenziale è stata regolarmente superiore al 50%. Rappresentano oggi circa il 54% degli iscritti ai corsi di laurea di secondo livello in architettura, e sono la maggioranza anche tra i nuovi immatricolati. Degli oltre 154 mila architetti italiani oggi le donne sono quasi il 42% (circa 64 mila), il 10% in più rispetto alla situazione del 1998. Nell'ultimo decennio il cosiddetto gender-wage gap (differenza percentuale tra reddito maschile e femminile) si è ridotto considerevolmente, ma rimane ancora elevato. Nel 2015 il reddito medio annuo degli uomini è stato superiore del 57% , la stessa differenza era l'85% all'inizio degli anni duemila. Confermata anche la difficoltà dell'inserimento professionale per i neo laureati. Nel 2014, ad un anno dal conseguimento del titolo di laurea di secondo livello in architettura (magistrale o magistrale a ciclo unico), il tasso di disoccupazione si è portato al 31% (era il 17% nel 2010). Dopo 5 anni il 60% degli architetti ha aperto la Partita Iva, ma sei su dieci collaborano in forma esclusiva con un unico studio. 

 

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