Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio
29 dicembre 2015
Giorgio Santilli
Prima ancora che di una carenza grave di politiche e di misure di settore, come quelle per la mobilità o l'ambiente o il risparmio energetico, il caos «fai da te» delle città italiane sullo smog in questi giorni evidenzia una lacuna generale ancora più seria: l'assenza di una cornice di politica urbana nazionale come quella degli anni '80, prima centrata su un ministero per le Aree urbane, poi via via depotenziata con deleghe ministeriali, dipartimenti, coordinamenti informali, semplici direttive e infine scomparsa del tutto, da 15 anni in qua, in concomitanza con il tentativo, fallito, di imporre un federalismo regionalista sostanzialmente anti-urbano e con l'imposizione di vincoli crescenti finanziari e politici ai sindaci, ben rappresentati nel modello dello «stupido» patto di stabilità interno.
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Infine, un decimo punto, per quanto generico non può non essere dedicato alla questione urbanistica che non si affronta solo con il demagogico disegno di legge sul divieto di consumo di suolo all'esame della Camera. Le città devono essere dotate di strumenti fiscali, pianificatori e regolativi che superino la legge urbanistica del 1942 e consentano un ridisegno più agevole degli spazi, degli edifici e dei servizi urbani in chiave di riuso, rigenerazione, riqualificazione. Servono semplificazioni per andare più veloci, a partire da quel regolamento edilizio unico che il governo ha promesso e non arriva: potrebbe essere il primo tassello di una politica urbana nazionale davvero capace di dare un contributo alla modernizzazione renziana e di far correre nuovamente le nostre città, anziché incrostarle in vecchie contraddizioni di cui lo smog è una delle dimensioni evidenti a tutti e misurabili.
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