la Repubblica - Milano
29 novembre 2015
Simone Mosca

 

Delle quattro case ne rimangono ormai solo due. Una è stata abbattuta pochi mesi fa, c’è già il cantiere della costruzione che verrà. La prima venne invece cancellata già nel 2006 e sul terreno lasciato vuoto è appunto spuntata un’anonima costruzione che tra l’altro stride con le due sopravvissute. Delle due residue, una è abitata, per ora dunque al sicuro. L’altra invece è il problema imminente. Vuota, è stata pignorata da una banca nel 2011 ed è già passata per tre aste giudiziarie. Prezzo iniziale 790mila euro, scesi lo scorso settembre a 500mila. Antonella Ranaldi, soprintendente belle arti e paesaggio di Milano, delle case non conosceva neppure l’esistenza. «Le scopro grazie a lei». Invita alla cautela «perché non è detto che una nuova proprietà decida per forza la demolizione». Promette «di interessarsi già in settimana del caso» ma di fatto confessa di avere le mani legate. «Non essendo trascorsi 50 anni ed essendo Piano ancora in vita, l’unica altra strada sarebbe dimostrare l’importanza dell’opera in riferimento alla storia della tecnica e della cultura in genere, ma è un iter lungo e complesso». (...)

 

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