Il Sole 24Ore
25 novembre 2015
Alessandro Arona
Sono le opere pubbliche il principale fattore che già nel 2015 ha innescato l'inversione del ciclo degli investimenti in costruzioni, dopo otto anni di crisi senza interruzione. Ferrovie, edilizia scolastica, appalti dei Comuni, produrranno a fine anno una spesa effettiva di 24 miliardi di euro, il 3,2% in più (in valori costanti) rispetto a quanto fatto registrare nel 2014. Nel complesso le costruzioni chiuderanno il 2015 al +0,5% reale, un dato ancora modesto, dopo il 33,6% perso dal 2006 al 2014; ma sarà l'inizio di un nuovo ciclo per l'edilizia in Italia, con una crescita prevista in sei anni, fino al 2020, del 16% complessivo.
A svelare lo scenario delle costruzioni nel VII ciclo edilizio è stato ieri al Politecnico di Milano Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, presentando il 22° Rapporto congiunturale sulle costruzioni del centro di ricerca di Roma. Un ciclo che sarà all'insegna dell'innovazione e della selezione tra operatori, piuttosto che sui grandi numeri (che non torneranno).
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La produzione di laterizi (mattoni) è crollata del 78% in questi anni, e l'edilizia è fatta sempre di più di impiantistica, di manutenzione programmata, di servizi e facility management, di partenariato pubblico-privato, di tecnologie informatiche come il Bim (building innovazione modeling).