Corriere della Sera 
12 ottobre 2015
Francesca Bonazzoli

 

Era il 1966 quando un gruppo di giovani architetti fondava a Firenze il collettivo di architettura e design radicale Superstudio. «La superarchitettura è l’architettura della superproduzione, del superconsumo, della superinduzione al consumo, del supermarket, del superman e della benzina super», scrivevano Adolfo Natalini, Cristiano Toraldo di Francia, Gian Piero Frassinelli, Roberto e Alessandro Magris (cui poi si aggiunse Alessandro Poli) nel manifesto redatto assieme all’altro gruppo radicale fiorentino, Archizoom. 

quell’esperienza, che ha condizionato il modo di progettare di archistar come Zaha Hadid, Rem Koolhaas o Berbard Tschumi, il Pac di via Palestro dedica fino al 6 gennaio (ingresso intero 8 euro; chiuso i lunedì) una mostra che non si limita a ricostruire storicamente l’attività di Supertudio proseguita fino a metà degli anni Ottanta, ma che intende soprattutto mostrarne il potenziale immaginifico ancora suscitato sulle nuove generazioni di artisti, anche all’estero. 

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