Corriere della Sera
30 settembre 2015
Elisabetta Soglio
Dire che è un garbuglio è poco. E, per paradosso, molti sono convinti che avere revocato l’incarico agli advisor spiani ora la strada verso la definizione del dopo Expo. Ma vale la pena fare un passo indietro per capire quanta sia la confusione e quali siano ancora i tanti nodi da districare per decidere il destino di oltre un milione di metri quadrati che oggi ospitano l’esposizione universale (mica uno scherzo: qualcosa tipo 180 campi da calcio regolamentari, uno accanto all’altro).
L’errore venne fatto a monte, quando si pensò all’Expo senza progettare la destinazione futura di terreni che nel frattempo sono stati bonificati, infrastrutturati, collegati a treni, mezzi pubblici locali e autostrade.
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Nella prima settimana di ottobre si dovrebbe prendere una decisione per potere arrivare alla chiusura di Expo dicendo a Milano, all’Italia e al mondo: «Ecco come trasformeremo questo enorme spazio».
Ma sul tema della governance è impossibile non ricordare che si erano persi quasi tre anni per la società Expo. Sarà servita la lezione?
Domani, con il Corriere della Sera, sarà in edicola «Orizzonti Expo». Uno speciale di 36 pagine che racconta storie, protagonisti e prospettive dell’esposizione arrivata all’ultimo miglio ma che nel mese finale rilancerà i temi forti perché «la sfida continua».
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