la Repubblica - Genova
24 settembre 2015
Massimo Minella
A farsi mettere sul piedistallo, o ancor peggio dentro a una teca di cristallo davanti a cui passare e inginocchiarsi, non ci tiene proprio Renzo Piano. Così accetta che i rappresentanti delle istituzioni si uniscano nelle lodi al suo Blueprint e poi si scrolla di dosso tutto quanto per raccontare la semplicità di un progetto che pure potrebbe essere rivoluzionario per Genova. Da ieri, il disegno del waterfront che dall’Expo si spinge fino in Corso Italia e che l’Architetto ha voluto chiamare come i disegni operativi degli studi, appunto i Blueprint, è di proprietà di comune, regione e autorità portuale. L’atto di donazione viene firmato poco dopo le 13 nella sala di rappresentanza del Comune, a Tursi.
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Questo è l’uovo di Colombo — spiega l’Architetto — Puntiamo a risolvere un problema impellente, quello delle Riparazioni Navali, l’area più straordinaria del Mediterraneo dentro a una città speciale come Genova. Se però guardiamo oggi a quell’area ci accorgiamo che è spezzettata, non ha spazi esterni, è una fabbrica che non può funzionare come dovrebbe. L’altro aspetto su cui interveniamo è quello della Fiera, valorizzandone la vocazione nautica.
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Piano insiste sulla necessità di riportare l’acqua dove già c’era, abbattendo i padiglioni che la Fiera ha restituito al Comune. E’ qui che si deve far scorrere l’acqua.
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