Corriere della Sera
2 settembre 2015
Marcello Jori
È l’ultima opera della sua vita: un campanile. Ma non sembra forse il primo grattacielo della storia del mondo? È la bandiera di un genio piantata nel cuore di Firenze.
Giotto parla tre lingue: una per tutti, una per i Cristiani, una per gli artisti. A me ha spiegato cos’è l’arte totale. Per bocca del suo campanile dice che oggi non puoi più essere soltanto un pittore, anche se dovessi essere il più grande pittore del mondo come lui. Dice che l’artista deve riassumere in sé il sapere del suo tempo e raccontarlo per immagini come in un grande libro per la gente. Dice: «Studiate artisti! Raggiungete la vetta della conoscenza e poi traducetela in eternità. Siate architetti, scenografi, abili registi con senso del ritmo, della pausa e del colpo di scena, capaci di dirigere enormi quantità di attori».
Capito Michelangelo? Capito Raffaello? È a loro soprattutto che stava parlando e loro hanno ascoltato, visto che hanno finito per fare gli architetti. Ma lasciamo il campanile che segna il momento della sua morte, e andiamo a festeggiare la sua nascita.
(...)