la Repubblica
19 luglio 2015
Può essere vista, la città, come un’opera d’arte? Può la città disporsi ad essere percepita come tale, dunque secondo categorie estetiche? A tali interrogativi risponde nel saggio L’arte della città (Il Mulino), positivamente, Raffaele Milani, che Estetica insegna all’università di Bologna e che da anni è impegnato in questo filone di ricerca che accosta prodotti apparentemente distanti fra loro ( L’arte del paesaggio , 2001, Il paesaggio è un’avventura , 2005).
La città, scrive Milani, possiamo considerarla «un testo fatto di pietre, un’invenzione grafica, una trama di simboli e significati con elementi grammaticali, sintattici, per una retorica dello spazio, vivificata da figure ricorrenti». Che una città assomigliasse a una lingua l’aveva intuito Ludwig Wittgenstein. Ma ciò a cui pensa Milani è qualcosa di ulteriore. È la città come «fertile area di speranza offerta da un’arte, vale a dire da una tecnica mirata che dia senso, accolga e costruisca un ordine umano».
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L’arte della città di Raffaele Milani - Il Mulino - pagg. 170, euro 18