Corriere della Sera - Milano
7 luglio 2015
Paolo Foschini
Ci è voluta una vita e anche quando sembrava ormai fatta, la scorsa settimana, hanno dovuto rinviarla ancora. Ma ieri Arexpo ha finalmente deciso chi sarà a scrivere il futuro di Expo. Cioè il famoso advisor con l’incarico di scegliere il progetto da realizzare su quel milione di metri quadri occupati oggi dall’esposizione universale. E la scelta è caduta sul gruppo Arcotecnica — società con sede milanese in piazza Missori che tratta dall’engineering alla finanza e dal design al retail — in associazione con lo studio F&M che dentro Expo ha già una esperienza veterana avendo partecipato alla realizzazione di almeno dieci padiglioni, dalla Cina al Messico e dalla Coca Cola al Vino.
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L’esposizione universale Arexpo, bufera sull’advisor «Scelte strategiche a rischio». Boeri: “Non è questo il modo di decidere il futuro di un’area così problematica”
Corriere della Sera - Milano
8 luglio 2015
Paolo Foschini
Il dopo-Expo? «Lì abbiamo le idee chiare», dice il governatore Roberto Maroni. Peccato che al momento sembri l’unico a pensarlo. E in ogni caso «il problema non è il dopo ma il subito», aggiunge infatti. Perché a 24 ore dacché la società Arexpo cui è affidata l’area dell’esposizione e di cui anche la Regione fa parte ha finalmente scelto il suo advisor, il deus-ex-machina che di quell’area dovrà indicare il futuro, quel che succederà di qui ai prossimi mesi e soprattutto i tempi, i costi, il metodo e il contenuto dell’operazione sono tutti da vedere.
Maroni e Beppe Sala passano la giornata a punzecchiarsi: «Pensi all’Expo di cui è commissario che al dopo pensiamo noi», dice il primo al secondo prima di chiudere con «nessuna querelle». (...) E nel dibattito rientra in campo anche Stefano Boeri, l’architetto che di Expo disegnò il primissimo masterplan poi abbandonato nonché un progetto — finora l’unico, a tutti gli effetti, passato se non altro dal pensiero alla carta — non solo sul cosa farci dopo ma anche sul come farlo: ed è pubblicato qui accanto. «Ma non è questo - dice anche lui - il modo di decidere il futuro di un’area così problematica».
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