Corriere della Sera
9 giugno 2015
Chiara Mariani
L’ungherese Lucien Hervé, nome di battaglia di Làszlò Elkan, il solo a cui Le Corbusier chiedeva di fotografare gli edifici concepiti dal suo ingegno, riteneva che «senza una composizione strettamente rigorosa, una fotografia non è nulla più che un aneddoto». La sontuosa mostra allestita presso il Museo Ico di Madrid in occasione di PhotoEspana (prodotta dal Barbican Center di Londra) esplicita l’assunto di Hervé e si spinge oltre dimostrando, con 250 stampe di 18 principi dell’obiettivo, che la fotografia non è anodina e innesca considerazioni sociali e politiche e più di recente riflessioni sulla sostenibilità dell’operato umano. «La Fotografia e l’Architettura nell’era moderna» è un viaggio planetario nel tempo e nello spazio: una storia del rapporto tra l’uomo e l’ambiente attraverso lo studio delle strutture erette nel XX e XXI secolo che parte dagli Anni Trenta con le fotografie di Berenice Abbott che esprimono la meraviglia di fronte al fenomeno dei grattacieli di New York, metafora della ricchezza accumulata.
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