linkiesta.it
23 maggio 2015
Fabrizio Patti
Il bunker di Ugovizza, Udine, è abbandonato dal 1992. Era stato costruito durante il fascismo ma è stato utilizzato soprattutto in chiave anti-sovietica, come la gran parte delle strutture militari del Friuli Venezia Giulia.
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Una regione di caserme abbandonate
Sono tutti progetti realizzati in Friuli Venezia Giulia: positivi, creativi, portati avanti con il supporto e il volontariato delle associazioni locali. Ma sono pochi e non nascondo una situazione grave. «Lo Stato si limita a dare ai comuni delle mele avvelenate. In pratica se ne lava le mani».
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Valori gonfiati
Ma questi spazi non sono anche una risorsa? «Qualsiasi cosa può essere una risorsa - risponde l’autore di Fortezza Fvg - se si segue una politica. Se non si ha idea di come fare rigenerazione urbana non si va lontano. Ci serve un recupero organico, come quello che la Germania ha messo in piedi già nel 1993». Quell’anno per la prima volta l’Europa finanziò un programma, il Konver, che prevedeva la riconversione dei siti militari dismessi, a seguito del crollo del Muro. Ne approfittarono la Germania, il Regno Unito e la Grecia, ma ben poco l’Italia.
In altri circa 350-400 casi lo Stato in Friuli non ha ancora avviato le dismissioni. «Forse per lo Stato è più conveniente tenerle e supervalutarle nel bilancio dello Stato. Hanno una valutazione altissima, ma il vero valore è inferiore».
Sul fatto che la valutazione delle caserme abbandonate sia stata eccessiva non ha dubbi Simone Cola, componente del consiglio nazionale degli Architetti con delega a cultura, promozione e comunicazione. «Spesso i valori sono sovrastimati. Quello che poteva andare bene dieci anni fa, oggi non va più bene. Ci vogliono strumenti flessibili per la dismissione, non ci si può limitare a scaricare il costo della riqualificazione sul comune. È possibile per esempio trovare partnership con soggetti privati a cui i beni si possono affittare per tot anni, magari venti, per evitare il loro rapido deterioramento».
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