Il Sole 24 Ore 
27 aprile 2015
Valentina Melis

 

Un professionista su due non ha ancora un indirizzo di posta elettronica certificata (Pec), cioè un recapito email tramite il quale inviare e ricevere messaggi con valore legale, senza ricorrere alla vecchia raccomandata con ricevuta di ritorno.

Su 2,3 milioni di iscritti agli Ordini, sono stati registrati finora 1.152.809 indirizzi Pec. Con buona pace delle disposizioni che impongono ai professionisti (dal 2010) e alle imprese (dal 2011) di dotarsi di un indirizzo di posta elettronica certificata e di comunicarlo all’Ordine di appartenenza o al registro imprese (Dl 185/2008). Un obbligo nato per imprimere un’accelerazione alle comunicazioni telematiche tra la pubblica amministrazione, le imprese e i professionisti, facendo viaggiare sempre meno carta tra gli uffici.

Il quadro dei primi cinque anni, per i professionisti, si presenta a due facce. La copertura sul fronte della Pec è pressoché totale per gli ordini che lavorano a più stretto contatto con le aziende, come i commercialisti (ha la Pec il 94%) e i consulenti del lavoro (89%), per gli avvocati, alle prese con il processo telematico (92,7%) e per i notai, tutti dotati di smart card e firma digitale (ciascuno dei 4.856 iscritti all’Ordine ha la Pec). Anche i geometri sono “coperti” al 95 per cento. 

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Supera il 70% la copertura Pec degli architetti e degli ingegneri. Anche se, fa notare Armando Zambrano, presidente del Consiglio nazionale degli ingegneri, e portavoce della rete delle professioni tecniche, «sono le stazioni appaltanti, soprattutto i Comuni, a preferire le comunicazioni su carta e a non usare la posta elettronica certificata».

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