Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio - settimanale
25 aprile 2015
Giuseppe Latour

La delega per la riscrittura del codice valorizza il ruolo della progettazione, l’obiettivo è ridurre il fenomeno delle varianti

Aprire il mercato dei servizi. Restituire importanza agli elaborati tecnici nella nuova geografia delle gare. E spezzare l’equilibrio che, negli ultimi anni, ha messo i professionisti in posizione defilata rispetto alle imprese. La riforma degli appalti che sta nascendo in questi giorni in Senato punta a incidere in maniera molto forte sulla questione della progettazione. Guardando al testo base e alle modifiche proposte dai relatori, alcune strade sono già esattamente segnate in vista del nuovo Codice. Mentre su altre saranno decisive le risposte in arrivo con il decreto delegato e, soprattutto, con il regolamento di attuazione. Si tratta dei concorsi, sui quali il Ddl rischia di non segnare una discontinuità con il passato, e dei requisiti per l’accesso alle gare, problema centrale per tutti gli ordini professionali. 

PROGETTO E CANTIERE

Il passaggio chiave sulla materia della progettazione è la lettera q) del disegno di legge, revisionata profondamente da un emendamento depositato dai relatori. Qui si affronta, in primo luogo, la questione dell’appalto integrato. Il ricorso all’affidamento di progettazione ed esecuzione in una soluzione unica va limitato «ai casi in cui l’appalto o la concessione di lavori abbiano per oggetto opere per le quali siano necessari lavori o componenti caratterizzati da notevole contenuto innovativo o tecnologico, che superino in valore il 70 per cento dell’importo totale dei lavori». Quindi, di norma la progettazione andrà fatta prima della gara per i lavori e l’appalto integrato dovrà diventare una soluzione eccezionale, riservata alle ipotesi nelle quali il know how dell’impresa risulti effettivamente irrinunciabile. 

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