Il Sole 24Ore Edilizia e Territorio 
20 aprile 2015
Giuseppe Latour

 

Un regalo ai piccoli Comuni, chiesto a gran voce sia dall'Anci che dalle Pmi dell'edilizia e dei servizi. La riforma degli appalti entra con decisione anche nella giungla delle centrali di committenza. E, guardando agli emendamenti presentati dai due relatori, punta in una direzione molto precisa: permettere alle amministrazioni più piccole di pubblicare bandi senza passare per forza dai famigerati soggetti aggregatori. I Comuni sotto i 5mila abitanti, se le modifiche saranno approvate dalla commissione Lavori pubblici del Senato, avranno mano libera fino alla soglia di 150mila euro di beni e servizi, contro gli attuali 40mila. Vengono così accolte le richieste del mercato, ma si rischia anche di annacquare il taglio delle stazioni appaltanti, invocato da tutti. 

La soglia dei 40mila euro 

Partiamo dalle norme esistenti. Tutto ruota attorno all'articolo 23 ter del decreto 90 del 2014. Qui si stabilisce che «i Comuni con popolazione superiore a 10mila abitanti possono procedere autonomamente per gli acquisti di beni, servizi e lavori di valore inferiore a 40mila euro». Si tratta di una norma che va letta insieme a quello che stabilisce il Codice appalti all'articolo 33 comma 3 bis.

(...)

 

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