Il Sole 24Ore
12 aprile 2015
Federico Rendina
Perché non trasformare l’ormai ansimante cattedrale in ferro-cemento, destinata alla ruggine e all’oblio, in una nuova area commerciale integrata? Oppure in una fabbrica ad alto contenuto tecnologico. O anche in un potentissimo “data center” come quelli che comunque dovranno nascere anche da noi. O magari in una di quelle aree integrate di servizi pubblici telematici di cui abbiamo tanto bisogno. E perché non pensare di piazzare proprio lì una nuova industria automobilistica. O anche una palestra tecnologica dove sperimentare un polo per la tutela ambientale gestendo il ciclo dei rifiuti per produrre nuova energia con le migliori tecnologie disponibili. Il bello è che non si tratta né di simulazioni né di fantasie, ma di progetti. Segreti, ma stanno pian piano sbocciando. Dalle ceneri, fortunatamente virtuali, di qualcosa che c’è.
Ci sono 23 centrali elettriche ansimanti, messe alle strette dal mercato e dalla tecnologia, comunque destinate a rimanere ferraglia. Perché buttarle? Perché non «rivalorizzarle», azzarda Carlo Tamburi, il capo delle attività italiane dell’Enel, che ha sul groppone un buon numero di quelle centrali (si veda Il Sole 24 Ore del 23 ottobre scorso) che il mercato non fa funzionare più, un po’ a causa della congiuntura che deprime i consumi ma molto per colpa di un sistema elettrico che non ha saputo correttamente di calibrarsi negli anni rispetto alle suggestioni della liberalizzazione e alla prorompente avanzata delle energie rinnovabili.
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